martedì 27 settembre 2011

PADRE MOSTRO

Padre mostro che sei nei Gelli
Sia mercificato il tuo onore
svenga il tuo sdegno
sia sazia la tua voluttà
in Impregilo come in Terna

dacci almeno un posto in piedi in Vaticano
e rigetta a noi i tuoi debiti
come noi li rigettiamo ai nostri creditori
e non ci indurre in espiazione
ma liberaci dal Maalox.

domenica 25 settembre 2011

SHINE - La scintilla.

Da dove è partita la crisi finanziaria mondiale?
Se siamo alla frutta, quando eravamo al dolce?
Facciamo un piccolo passo indietro e capiremo che, come al solito, tutta l'attuale situazione di caos è partita, tanto per cambiare, dal Paese che - nel bene e nel male - influenza la storia del pianeta: gli Stati Uniti, gli odiatissimi States, quelli del piano Marshall e dell'undici settembre, quelli del Brunello di Montalcino made in California e dei McDonalds, quelli di Tiger Woods e di Malcom X, insomma loro.

Nello scorso secolo, il ventesimo, girava un detto: "quando gli Stati Uniti starnutiscono, l'intero mondo prende il raffreddore".
Lo so che è odioso pensare che il Paese dell'operazione "Piombo Fuso" sia l'ago della bilancia, il locomotore della storia, ma è sempre stato così e non si vedono altre Nazioni in grado di condizionare altrettanto pesantemente il futuro del pianeta.

Tutto cominciò con la bomba del caso "prestiti subprime", lo scoppio della bolla dei mercati immobiliari statunitensi.
I mutui suprime erano mutui concessi, per l'acquisto di una casa di proprietà, anche a chi non aveva sufficienti garanzie da fornire, a chi era un cattivo pagatore e per questo non gli era consentito di accedere ad altri strumenti di credito, una sorta di girone dei sorvegliati speciali in materia di solvibilità.
Questi prestiti erano caratterizzati da un ragionevole tasso d'ingresso, che poi saliva vertiginosamente negli anni successivi perchè, come sappiamo, il tasso cresce al crescere della rischiosità del cliente.
Questi mutui concessi anche in caso di "inconcedibilità" servirono a piazzare sul mercato USA una miriade di abitazioni (ma anche automobili ed altri beni altrimenti inaccessibili per certe fasce della popolazione), e furono quindi un modo per ampliare il bacino di utenti che potevano accedere al mercato delle abitazioni, il cui prezzo, per questo aumento di potenziali acquirenti, era salito a livelli vertiginosi.
Solitamente a questi clienti non veniva rivelato l'insieme delle caratteristiche di quei mutui, anche perchè il cliente veniva rassicurato dal fatto che avrebbe potuto rifinanziare quel mutuo nel caso iniziasse a salire troppo il tasso d'interesse da pagare ("ti facciamo un altro prestito a parte che serva a tenere basso il tuo livello di rischiosità e quindi il tasso d'interesse che vai a pagare"). In tal modo, si prospettava la possibilità di riportare il tasso d'interesse a livelli di quello iniziale del mutuo, non male come ipotesi.
Oviamente fior di economisti avevano messo in guardia da questa scelleratezza, (per la tecnica bancaria un mutuo così strutturato è un lavoro da killers, così come l'euro, con i suoi poderosi shocks sui prezzi, era una nefandezza intollerabile), ma vennero zittiti da tutti coloro che sembrava ci stessero guadagnando: compagnie di costruzione, agenti immobiliari, istituti bancari e produttori di materiali edili.
E felici consumatori diventavano, spesso per la prima volta nella loro vita, proprietari di una casa.
Il settore passò praticamente inosservato agli occhi del Governo americano, dopo anni di deregolamentazione costante ad opera del partito repubblicano.
"Il mercato prima di tutto", senza regole e lacciuoli, il liberismo, la deregolamentazione, prestiti concessi anche a chi non poteva averne, e le vendite di case che volavano, con la domanda drogata da questa pratica, e i prezzi che si sballavano con gli effetti di questa droga dei mercati.

Nel triennio 2004 - 2006 arrivò il momento di cominciare a ripagare i mutui. Passata la "fase d'ingresso", i tassi d'interesse che gravavano su questi mutui cominciarono ad andare veramente a braccetto con la rischiosità dei clienti a cui erano stati affidati, e schizzarono verso l'alto, con molti affidatari che non erano in grado di ripagare o rifinanziare quei mutui.
Era il momento del "cerino acceso" in mano a chi vantava crediti nei confronti di quegli affidatari di mutui non in grado di ripagarli.
Ma nel frattempo il cerino era passato di mano, poichè prima che scoppiasse il bubbone le banche che avevano concesso quei mutui si erano rivenduti quote o totalità di quei crediti (vantati, ma nella realtà non esigibili) . I debiti inesigibili erano stati frazionati in azioni (in quanto rappresentavano "crediti vantati", quindi un qualcosa di positivo e cedibile) e venduti ad investitori stranieri e a istituti bancari di tutto il mondo sotto forma di pacchetti di investimento estremanente ben mimetizzati, pieni di cavilli e diciture che rendevano sommerse le componenti di rischiosità del prodotto.
Nel 2007 esplode il caso: 1.300.000 case sono state messe all’asta per insolvenza, il 79% in più rispetto al 2006. E' il panico, nessuno sapeva di chi fossero quei crediti senza valore, ci volle un po' per capire la subdola manovra che portava praticamente gli ignari investitori stranieri ad aver pagato le case costruite negli USA a velocità vertiginose.
Una truffa di banche a danno di altre banche, innalzamento della diffidenza reciproca tra istituti bancari, nessuno dava credito a nessuno, innesco del cosiddetto "credit crunch", situazione in cui non gira liquidità tra le banche perchè nessuna di esse presta più denaro a sue "colleghe" straniere, con la diffidenza che blocca i mercati.
A luglio 2008, grandi banche e istituzioni finanziarie a livello mondiale denunciano perdite per circa 435 miliari di dollari, partono le manovre di salvataggio di banche prima che sia troppo tardi: vengono salvate Freddie Mac e Fannie May negli Usa, il gigante delle assicurazioni AIG e Northern Rock in Gran Betragna e Fortis e Dexia in Belgio.
Avvisaglie di bancarotte imminenti hanno spinto il Governo americano a predisporre un pacchetto di salvataggio (bailout) del valore di 700 miliardi di dollari per scongiurare i fallimenti prima che avvengano.

A tutto questo si aggiunge l'impennarsi delle quotazioni del petrolio, a causa della enorme domanda innescata dai paesi emergenti come Cina e India, elemento che fa salire il prezzo del cibo in generale, con pesanti ripercussioni sulle economie domestiche, mentre la crescita economica è avvelenata dal fenomeno del "dumping"  principalmente cinese, con riversamento sui mercati mondiali di enormi quantità di prodotti ottenuti con politiche salariali schiavistiche,  e quindi a prezzo largamente ribassato, che mette con le spalle al muro le unità produttive che della qualità avevano fatto il perno della loro domanda.

Il genocidio delle tipicità produttive affossate da Schengen diventa ogni giorno più evidente, spostamenti di grossi stocks di merci sui mercati provocano ondeggiamenti pericolosi dei prezzi, e le condizioni-capestro imposte da Maastricht mostrano tutti i loro letali effetti.

Il debito è veleno, il debito è la linfa dei suini grassi che si sono risucchiati verso l'alto la gran parte della ricchezza che avrebbe dovuto distribuirsi lungo tutta la piramide sociale.

Il debito va quindi azzerato, e se rifiutarsi di pagarlo significa "rischiare di non avere credito in futuro" in qualche modo faremo.
Ma dobbiamo uscire fuori da questo circolo vizioso.
Si torni alle dogane, alle frontiere, ai dazi doganali, al protezionismo e si esca dalla moneta unica.
Perchè quando tutto è unificato, monocolore, si sa esattamente di che colore vestire il male per mimetizzarlo.

venerdì 23 settembre 2011

ULTIMORA ANSA 23 settembre 2011

15:37  -  Sirte: civili in fuga dai gheddafiani. Hanno ritirato tutti i depositi da Unicredit.
15:41 -  Bersani: Paese isolato se inaffidabile. Lo ha detto ad una platea deserta.
15:51 -  Siria: almeno 9 attivisti uccisi oggi. E meno male che c'era lo sciopero dei boia.
15:55 - Lista gay, Grillini: viola la privacy. Gasparri ha commentato: "lo sapevo che i fan di Beppe Grillo sono degli amici"
15:57 - USA 2012, Palin: "deciderò su candidatura". Andrà al ballottaggio contro il suo water.
16:10 - Tangenti: interrogatorio di Penati il 9 ottobre. Bersani prenota un volo per Hammamet per il giorno 8.
16: 22 - Milanese: non sento più Tremonti. Ora fa tutto col braccio sinistro.
16:30 . Papa: No eutanasia, diagnosi pre-impianto. Come dire: prima di farvi preti, venite già pedofili.

mercoledì 21 settembre 2011

L’ideologia dell’ineluttabile. di Eduardo Quercia

La grande crisi va modificando in maniera sempre più sensibile molti comportamenti nella vita quotidiana della maggior parte degli Italiani, soprattutto per quanto riguarda la costante contrazione dei consumi, in quanto strettamente relazionati al reddito e, quindi, alla capacità di spesa. Ma la naturale indisponibilità dei cittadini ad abbassare il proprio tenore di vita può essere derubricata a mera ritrosia (evitando una significativa sensibile reazione contraria) solo attraverso una paziente azione di convincimento, cioè dispiegando una sorta di ideologia dell’ineluttabile, fondata su pilastri concettuali semplici e facilmente assimilabili. Mi soffermerò su due di essi particolarmente interessanti.

Siamo vissuti al di sopra delle nostre possibilità.
In genere, quest’affermazione viene argomentata facendo riferimento allo sconcio delle pensioni d’anzianità ed, in particolare, alla legge vigente per lunghi anni in Italia che consentiva di percepire una sia pur modesta pensione a fronte di un tempo di lavoro insopportabilmente contenuto (15 anni 6 mesi ed 1 giorno). Ci sono, ovviamente, altri esempi di strampalate incongruenze che hanno prodotto un qualche aggravio sui conti dello Stato, ma si preferisce concentrare l’attenzione su questo argomento, perché, oltre ad essere oggettivamente di forte impatto, richiama una straordinaria carica d’ingiustizia, avendo cura di scaricarne implicitamente vantaggi e responsabilità sui lavoratori, intesi come classe sociale.
Una volta gettato in questo campo il seme di comportamenti contrari all’etica ed alla morale, basta irrorare con qualche considerazione generica, di quelle che hanno facile presa nell’opinione comune. “L’Italia è come una famiglia che ha mantenuto per anni un elevato tenore di vita accumulando debiti con le banche, che adesso esigono il rientro”. L’esempio è palesemente capzioso. I membri di una famiglia (guarda caso, il nucleo fondante della società) hanno, in linea di massima, un tenore di vita omogeneo, ma questo non è affatto vero per i componenti di una nazione, la cui vita si snoda, al contrario, su condizioni del tutto diverse, se non addirittura confliggenti.
Nel corso degli ultimi 15 anni (non c’è polemica partitica, atteso che nel Paese si sono alternati governi di centro-destra e di centro-sinistra) il salario reale dei lavoratori italiani si è eroso di oltre il 10% del potere d’acquisto, a causa di un costante trasferimento verso il profitto. Per quanto possibile, vorrei evitare di cadere nella facile demagogia, ma sappiamo tutti che a fronte di una contrazione della vendita di utilitarie, c’è un incremento della domanda di auto di lusso o d’imbarcazioni da diporto. E non credo sia necessario fare riferimenti espliciti a ben note vicende industriali degli ultimi mesi che hanno segnato un profondo arretramento del reddito e dei diritti dei lavoratori, grazie al ricatto di trasferire le fabbriche in Paesi dove il costo e le condizioni del lavoro restano ancora a livelli pressoché schiavistici.
Si potrebbe, allora, ragionevolmente sostenere che è quanto mai scorretto scaricare sui lavoratori, in maniera più o meno surrettizia, la colpa dell’enorme debito accumulato dall’Italia, segnatamente a partire dagli anni ’80, proprio in considerazione del fatto che in questo lasso di tempo le loro retribuzioni reali, oltreché i diritti faticosamente conquistati, sono complessivamente regredite ed anche in misura consistente. Del resto, è ugualmente evidente che non è lecito pensare che quanti hanno tirato avanti con pensioni da fame (anche al di sotto di 600 euro mensili) siano vissuti al di sopra delle possibilità del Paese (piuttosto, sarebbe doveroso chiedersi come siano riusciti a sopravvivere).
Il punto è spinoso e non vorrei dare adito ad equivoci. Non m’interessa in questa sede affermare che, se mai l’idea di “essere vissuti al di sopra delle possibilità” ha un suo fondamento, bisognerebbe ricercare in altre categorie i beneficiari veri della festa; se possibile, vorrei cercare di capire insieme a voi se è tollerabile un sistema economico, la cui ideologia, non solo accetta, ma premia le diseguaglianze più spaventose. Perché, se è tollerabile, allora è persino giusto affermare che la causa vera del debito va ascritta ad uno Stato non sufficientemente liberista o, comunque, ancora impregnato di qualche forma di solidarietà, insopportabile retaggio del secolo passato da eliminare al più presto. Con la massima chiarezza possibile: quello che dà noia non è il timore che s’insinui qualche malsano principio socialista, ma che sopravviva qualche principio della nostra Carta Costituzionale, che non è un pezzo di carta, ma il contratto sociale posto a fondamento dello Stato, cioè del nostro vivere in comune.
Abbiamo bisogno di meno Stato.
Con questa espressione si allude innanzitutto alla necessità di operare una forte contrazione su quello che potremmo definire l’organico dei dipendenti statali. A dispetto dell’apparente genericità e vaghezza, grazie in particolare alle esternazioni reiterate di un piccolo-grande ministro, si fa riferimento essenzialmente a quanti lavorano a vario titolo nell’ambito della scuola. Tanto per fare un esempio, si  consideri che nessuno si cimenta su una valutazione seria sul rapporto costi/benefici del corposo appannaggio del Ministero della Difesa. Meglio concentrarsi sulla scuola e sulla cultura in genere, con la quale, com’è stato autorevolmente affermato, non si mangia. Giusto o no, certo (come dimostrano i vari Milanese, Tarantini e Lavitola) si mangia molto si più con Finmeccanica.
Inoltre, svilire la scuola (posto che ci sia ancora spazio per un percorso avviato con innegabile successo già da tempo) significa anche debellare le difese immunitarie di una nazione, rendendola più facilmente permeabile ad un disegno di società appiattita su valori/disvalori funzionali ad un’ulteriore concentrazione di potere della classe
dominante e dei suoi fedelissimi cani da guardia. Per dirla con una battuta, si offre alla visione dei cittadini una vasta gamma di “Grande fratello”, affinché si riduca l’interesse e la voglia di leggere “Il grande fratello”.
L’intento di ridurre il perimetro dello Stato, tuttavia, non si limita a questo pur rilevante obiettivo strategico, ma incrocia anche il tentativo di deprimerne le funzioni (l’essenza stessa, si potrebbe dire) allo scopo di favorire la massima libertà di manovra sempre ad esclusivo vantaggio delle caste dominanti. (Si pensi, per fare un esempio chiarissimo, al deciso attacco all’articolo 41 della Costituzione).
Orbene, anche l’opportunità, anzi la necessità, di avere meno Stato (ancora meno Stato) sembra aver “sfondato” nella nostra opinione pubblica. Eppure, non siamo di fronte ad un principio particolarmente innovativo, giacché in tutto l’Occidente ha avuto grandissima applicazione specialmente negli ultimi decenni, fino a consolidare una vera e propria ideologia, che, in campo economico, ha preso il nome di neo-liberismo. Ma se questa pratica ci ha condotto, com’è evidente a tutti, sull’orlo di una catastrofe mondiale senza precedenti, sarà lecito chiedersi (fuori ed al di là di ogni ideologismo) se non sia arrivato il momento d’invertire la tendenza e di pretendere “più Stato”?

martedì 20 settembre 2011

DIO E’ MASCHIO, E SI VEDE.


Questo post è dedicato alla mia generazione, anzi ad una sua parte, prima o poi tutti lo fanno, voglio dire, se sei nato in un certo lasso di tempo, in un certo periodo, prima o poi (soprattutto quando cominci a realizzare che i tuoi miti di quando eri ragazzo ora sono degli anziani giovanili) ti viene da fare riflessioni da “come eravamo”, insomma ne sento il bisogno e lo faccio.
Innanzitutto esprimo da qui la mia ammirazione per tutte le ragazze-mamme-casalinghe-imprenditrici che hanno visto fluire la loro gioventù prima dietro a stronzi come me, poi dietro a pannolini, asili delle suore, pranzi dalle suocere, riunioni di genitori, riunioni di condòmini, riunioni di movimenti, tentativi di partiti a cui partecipare nei ritagli di tempo che ti lascia la febbre del bambino/a.
Mi rivolgo a loro, che ora lottano con la decrescita e con la ricrescita bianca, che non dormono la notte nel pensare a cosa sarà del loro futuro con gli occhi grandi, quel futuro a cui devi spiegare che non comprare lo zainetto di HelloKitty non è segno di povertà ma di autonomia di pensiero.
Mi rivolgo al loro essere troppo giovani per essere sagge, e al loro essere troppo anziane per tornare indietro e riavvolgere il nastro delle scelte sbagliate.
Io glielo voglio proprio dire, che le ammiro e le amo, che più le conosco e più gli voglio bene perché so che ogni loro minuto è fatto di tanti minuti, che mentre spezzettano frettolosamente la zucchina pensano se hanno lasciato parcheggiata bene la macchina dopo la spesa o se si sono ricordate di fissare l’appuntamento col dentista per l’apparecchietto per la bimba, io le vedo mentre la notte fanno fatica ad addormentarsi inseguendo i loro sogni irrealizzabili di mature adolescenti, con in sottofondo la colonna sonora russante del padre del loro futuro, troppo stanco per poter svegliarle con un bacio, noi ometti siamo così, dopo la quarantina siamo una pancia sormontata da alcuni neuroni calvi e sostenuta da ammennicoli casuali che si attivano solo alla vista di un corpicino femminile sodo e giovane un po’ più scoperto.
Siamo in decadenza, si tira avanti a seconda della scialuppa che ci è toccata, c’è chi è capitato in compagnia di gente perbene e chi in una suburra di maiali senza vergogna, quando salti su una scialuppa non è che puoi sceglierti la compagnia, ti tieni quelli che ci sono , con i loro pregi ed i loro difetti.
Le Donne che amo e ammiro si chiamano Claudia, Monica o chissà come, io le ho viste impegnare i loro sogni al monte dei pegni per comprare qualche incubo in meno per i loro figli, io lo so che alla fine di loro non gliene fotte niente se solo gli garantisci che la loro prole sarà un po’ più felice di chi l’ha messa al mondo, io le vedo mettere i loro desideri col programma “bucato molto sporco” insieme alle loro paure, sperando che le une non stingano macchiando gli altri, io le immagino tutte le sere contarsi le rughe nuove, io ci penso.
E penso che non avrei mai saputo essere come loro.
Perché non riesco nemmeno ad essere come me.
:)

lunedì 19 settembre 2011

LEARNING TO FLY

“Volo Q33 NY, affrettarsi all’imbarco”.
Che palle, qui tutti mettono fretta a tutti, non mi piace.
Ma soprattutto, non vedo ciò che vorrei vedere dietro la vetrata dell’area imbarchi internazionali.

Ho un bagaglio a mano nella norma, ma il peso che ha dentro è enorme e lo so solo io. Cosa ci faccio in un volo internazionale con una valigetta piena di fotografie? 
Non lo so, ma mi tengono compagnia, mi servono, mi parlano, ammiccano dal fondo del buio, mi consigliano di sperare e di guardare oltre quella vetrata, ma si facessero i cazzi loro, pure loro, sennò apro a le butto tutte nel contenitore della carta, che qui è color lilla, tipo la mucca della Milka.

Cosa ci faccia un bambino di circa cinque anni con la sua automobilina radiocomandata nella hall di un aeroporto non lo so, so solo che la sua automobilina è venuta a cozzare contro la punta della mia Clarks destra, e non riesce a fare retromarcia. 

Il guidatore, un biondo cucciolo di razza umana, mi guarda tra il deluso e il supplicante, vorrebbe che prendessi la sua automobilina e la rigirassi in direzione del suo proprietario, ma per farlo mi tocca distogliermi dalla lettura del giornale. 
La Bankers Trust ha piazzato un nutrito pacchetto di put options sul groppone di United Airlines, un’operazione strana, per i volumi movimentati, una scommessa sul calo delle azioni di UA, boh, bisognerebbe rifletterci meglio, ma il mio sguardo intervallato dalla speransia (neologismo azzeccatissimo) verso la vetrata e lo sguardo supplicante del nanopilota in erba mi impediscono di riflettere.

Prendo l’automobilina, la alzo e la giro invertendone il senso di marcia, il nanoautista mi guarda grato e sorridente e la macchinina infernale riparte spedita con un ronzio. 
Le lancette vanno, i solleciti dall’altoparlante pure, lei dietro alla vetrata non c’è, la mamma del bimbo biondo ha raccolto autista e veicolo, tutti verso il gate d’imbarco, affrettarsi, cori di trolley delle hostess sulle mattonelline grigio city, inservienti bordò a pulire vetrate, reattori che sibilano in pista, filtrati dalle vetrate linde di cui sopra, non c’è più tempo, si va verso il decollo, la rampa mi inghiotte insieme alle mie foto e alla mia inutile attesa di un sogno in gonnella che potesse materializzarsi dietro al vetro, “please come in, sir”, hostess avvolte in un burqa di Chanel che fa a cazzotti col dopobarba dell’energumeno della security, imbarco effettuato, vado alla mia poltroncina, posto ancora vuoto accanto, qualcuno è più in ritardo di me, o ha trovato la sua amata a fermarlo dietro la vetrata, non so. 
Non c’è più tempo, si vola. 
Si va via. 
Finalmente.

mercoledì 14 settembre 2011

LA MACCHINA DEL TENTO

da   http://www.gliitaliani.it/2011/09/la-macchina-del-tento/



Per fortuna il Paese è salvo.
Per fortuna i tagli ai costi della politica sono saltati, per fortuna i tagli delle province sono stati evitati, per fortuna i costi della manovra sono stati scaricati nuovamente sulla maggioranza della popolazione, quella che ha redditi bassi o appena decenti, e la minoranza governante e decidente è salva.
Il Paese è salvo, e quindi il popolo è salvo, il sistema è salvo, i granelli di sabbia negli ingranaggi sono stati soffiati via dallo scirocco che tormenta gli ombrelloni e solleva il pareo della bonazza sdraiata sul lettino a fianco al nostro.
Anche perché, diciamocelo francamente, tutta sta fregola della ribellione, della rivoluzione, è una boiata tremenda, un destabilizzare un sistema oliato e funzionante da decenni.
La soluzione desiderata è solo in apparenza quella drastica, quella “da falco”, mandare a casa i boiardi che ingrassano con le contribuzioni della massa. La soluzione vera, quella voluta, è invece tentare, tentare di entrare nel meccanismo, diventarne parte, assicurarsi un ruolo da rotellina, non da granellino che inceppa tutto.
E’ più eroico incatenarsi davanti al parlamento o sostare per giorni e giorni sul pianerottolo dell’ingegnere del ministero per ottenere una raccomandazione, una spintarella?
Una falsa pensioncina, un condono, un concorso vinto con la furbizia (non con l’inganno, che è parola demodè e pessimistica), un posticino anche precario, insomma una promessa di qualcosa di probabilmente attuabile, basta quello per vendersi o per farsi comprare.
E quindi chi l’ha detto che rimuovere corruzione e corrotti, malaffare e delinquenti, sia una mossa che porta a “migliorare il Paese”?
Un Paese migliore non è un Paese onesto, è un Paese che funziona.
E la macchina corrotta funziona, a meraviglia., basta guardare con che eleganza è stata azzerata ogni proposta di “miglioramento”.
La corruzione è tutto, in Italia, è la spina dorsale del Paese, è l’Appennino che corre dall’attaccatura delle Alpi fino alla spianata del porto di Reggio Calabria, è il Garibaldi che risale la penisola e la unisce senza colpo ferire, ingrassando le sue fila di volontari.
E quindi?
E quindi tutti sti progetti aulici, questi incontri antimafia, antipolitica, antisistema, fanno male al Paese, malissimo.
E’ tempo d’intervenire.
Abbiamo un anno scolastico davanti.
Usiamolo per insegnare ai nostri bimbi che se ti rubano la penna tu puoi comunque continuare a scrivere: con la penna di un altro.
E’ facile, basta iniziare dalle piccole cose.
Abbiamo un grande Paese da far crescere.
Siate fiduciosi, tentate, ritentate, non mollate mai.
Ma soprattutto, non fatevi tentare dalle scorciatoie della coscienza a posto.
Uno specchio si può sempre coprire, il conto in banca no.

domenica 11 settembre 2011

GOD BLESS

Eccheppalle con sto undici settembre.
Sembra che sia successa solo una tragedia agli americani, con una tremilata di morti e basta, e la fanno ancora tanto lunga.
Rimuovo con leggiadria i ricordi dei commenti abbastanza entusiasti di frange di eroici rivoluzionari che gioivano per la lezione agli imperialisti, e passiamo alla cabala, al datario, all’almanacco del giorno prima, insomma depistiamo, dai.
Non si deve ricordare questa data solo per quell’evento che ha giustamente punito l’imperialismo capitalistico sionista assetato di petrolio, c’è BEN ALTRO da ricordare, basta con questa menata dell’undici settembre.
E’ anche successo che

l’11 settembre 1973 in Cile c’è il golpe militare di Augusto Pinochet che rovescia il governo, c'è il presidente Salvador Allende che muore durante le ultime fasi di assalto al palazzo presidenziale.
E invece tutti a parlare solo di America (anche se qui c'entra eccome..)

L’11 settembre 1951 Florence Chadwick attraversa la Manica a nuoto dall'Inghilterra alla Francia, e diventa la prima donna ad aver compiuto la traversata in entrambe le direzioni.
E invece tutti a parlare solo di America.

L’11 settembre 1960  si chiude a Roma la XVII Olimpiade.
E invece tutti a parlare solo di America.

L’11 settembre 1961 avviene la fondazione del WWF.
E invece tutti a parlare solo di America.

L’11 settembre 1965 la 1a divisione di cavalleria statunitense arriva in Vietnam.
Oh, ma ciavete la fissa con st’America

L’11 settembre 1972 si chiude a Monaco di Baviera la XX Olimpiade.
E invece tutti a parlare solo di America.

L’11 settembre 1990 Céline Dion pubblica il suo primo album in lingua inglese, intitolato Unison.
E invece tutti a parlare solo di America.

L’11 settembre 1992  La Foiba di Basovizza(TS) diventa Monumento Nazionale.
E invece tutti a parlare solo di America.


Vabbè, facciamo così: basta parlare di sta storia pallosissima di americani e complotti, di pompieri eroici e finanzieri senza scrupoli, di esseri umani sinceramente dispiaciuti e di anime candide che gioiscono per la lezione ai porci imperialisti e poi si tatuano la frase “restiamo umani”.

Facciamo così: l’11 settembre è il compleanno di Pupo.
E basta.
Qualcosa da obiettare o va bene come notizia principale?


mercoledì 7 settembre 2011

ULTIMORA ANSA 6 settembre 2011

22:57 - Burkina Faso: no a richiesta asilo da Gheddafi. Le preferisce un po' più grandicelle.

22:48 - Euro 2012: Gruppo A, Italia qualificata. Qualche problema solo col gruppo 0 positivo.

22:36 -  Dopo sciopero CGIL, tende a Piazza Navona. Sempre meglio che prendere a sassate le fontane.

21:49 - Libia: Niger, accolte persone vicine al rais. Come se non bastasse avere il colera.

20:26 - Boss della Tesco salva migranti sul suo yacht. Gli servivano esche per pescare.

20:24 - USA: donatore di sperma ha 150 "figli". Da noi solo mezza dozzina di ministri.

19:51 - Russia, partito oligarca "Causa Giusta" arruola popstar. La Casaleggio pronta a denunciarlo per plagio.

19:45 - Manovra, sindacati critici: più iniqua. Pronti a pagare l'ICI sui loro immobili per rimediare?

domenica 4 settembre 2011

CAFONE IL CENSORE (e il miracolo della retromarcia)


Eccallà.
Prima o poi doveva succedere.
Succede che una delle vittime più illustri della censura nella storia, tale Giuseppe Grillo da Genova, a forza di applicare con sistematicità la censura nel suo blog si è convinto e, peggio, ha convinto i suoi adepti, che la censura è una cosa normale.
Il suo ormai mitico staff ha chiesto espressamente a Youtube di cancellare dalla rete un video satirico di Tony Troja che prendeva allegramente per i fondelli l'Otelma di Genova, e Youtube ha il brutto difetto di lasciar scritto, all'indirizzo del video rimosso, il nome del richiedente che ha ottenuto la rimozione del video.
Un passo falso, un errore, un eccesso di fascismo istintivo, poca roba, si dirà.
Il problema è un altro.
Il problema è che gli adepti hanno iniziato ad USARE come scudo le loro nobili azioni per giustificare le porcate, esattamente copiando pari pari le azioni del loro Capo, del loro "influencer".
Una buona azione non va stuprata piegandola al ruolo di alibi, ma dev'essere la punta di un iceberg virtuoso, un indizio di un insieme di azioni virtuose tutte improntate al medesimo tenore morale, altrimenti è doppiamente indegno barricarsi dietro il bene per coprirsi e continuare a fare del male.
La reazione scomposta di gran parte degli adepti ricalca l'atteggiamento dei cattolici che hanno in odio chi evidenzia le malefatte della minoranza di ecclesiastici dedita alla pedofilia, non bisogna parlarne, pensiamo al bene che fa la Chiesa.
Eh no, cari adepti.
Non è così che funziona.
Intanto il baraccone Casaleggio e Co. tenterà di mettere il cappello sulle manifestazioni settembrine di Piazza Montecitorio, dopo aver ignorato per mesi luogo e persone che lì stazionano e fanno digiuno da tempo.
I Craxiboys si stanno mobilitando , anche se con scarso risalto, un po' da ogni dove, per andare a fare numero e far trovare in piazza al loro duce, che ama le folle oceaniche e si irrita se trova piazze semivuote, la calca umana che tanto lo galvanizza.
Faccia pure, Grillo, la sua fugace apparizione davanti ai suoi isterici adepti.
Ma la macchia rimane, e non su di lui, ma sul lavoro di migliaia di bravi ragazzi accecati dalla Fede e ingannati dalla facciata di buone intenzioni che maschera un grande business, un progetto di sperimentazione dell'influenza sulle masse, che dimostra che anche e soprattutto il popolino informato, istruito e internettizzato può essere plagiato, orientato e assuefatto a porcate storiche come la censura o la calunnia di chi dissente.
E' l'ufficializzazione del fatto che chiunque, con i giusti metodi, può essere convinto a rinunciare ai principi per i quali fino a poco prima si sarebbe battuto fino allo stremo delle forze.
Non c'è speranza. E se c'è non si è prostituita ai guru con piscina abusiva condonata.
Che sia chiaro.


AGGIORNAMENTO 5 SETTEMBRE: MIRACOLO!!!!!!
Il Vate, l'Intoccabile, il Dio delle pagliacciate, colui che dopo mille insistenze mise il cappello sulle manifestazioni di piazza che avverranno, HA FATTO RETROMARCIA pur di non dare spiegazioni sulla censura che pratica da anni!!!! :))))   HA FATTO RIPRISTINARE IL VIDEO!!!!!!! Una pezza peggiore del danno. E ora CHIEDA ANCHE SCUSA, il pifferaio magico di sta cippa...... me viè da vomità ......