domenica 29 gennaio 2012

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Su.
Non fare quella faccia.
E’ che proprio non è il momento, non possiamo spendere per cose non necessarie alla nostra sopravvivenza, e tu a quanto sembra sei tra queste cose non necessarie.
Insomma non è mica colpa mia se tu sei finito nei “tagli” decisi dall’alto.
Ci sono milioni di persone che vivono anche senza di te, tranquillo, si fanno la loro vita ugualmente, o insomma vivono al meglio delle loro possibilità.
Sì, lo so che altri come me pagherebbero (e pagano) per poter avere per loro uno come te, mica metto in dubbio il tuo valore, ma per me che si accomodino pure, se se lo possono permettere, io sinceramente non ce la faccio, scusa.
Niente di personale, eh.
E scusa se continuiamo a dire che ci battiamo per il futuro tuo e di tutti quelli come te senza avere la minima intenzione di averti con noi, lo so che è un controsenso, ma insomma è un alibi sufficiente, a te che ti costa, fai finta di niente e non t’incazzare manco più, tanto non cambia niente.
Vabbè ho capito, siete una non-generazione, una mancata umanità, le vostre rivendicazioni sindacali le capisco, ma che volete da me, da noi, è già tanto che ci ospitano i vostri quasi nonni ..cioè no ...... insomma quelli che ci hanno assunti a tempo indeterminato, di questi tempi avere un posto fisso da figlio è già na gran fortuna.... che vi possiamo dire ... ci dispiace.

Vabbè, ciao.
Come si dice in questi casi “le faremo sapere”.

lunedì 16 gennaio 2012

RATINGER

Innanzitutto buon 2012, blog, giuro, non sto prendendo per il culo, è che questo è il primo post del 2012 e insomma gli auguri ci stanno tutti, anche se con ritardo.
Diciamo che sono in perfetto orario col capodanno cinese.
Già, la Cina.
Il più grande serbatoio di liquidità che solca i mari della finanza mondiale, un bestione che se fa naufragio sverserà una quantità terrificante di liquidi tossici, ma questo è molto di là da venire, per cui stiamo sul pezzo e sull’attualità.
E l’attualità sono i ratings (pronuncia in inglese: rètinz), il voto finale in pagella, sì insomma la valutazione che le società e i governi chiedono alle apposite agenzie, pagandole per questo servizio.
Quello che sta succedendo in questi giorni si può riassumere in questo dialogo:
-         dottore, quant’è?
-         Duecentoquaranta euro con ricevuta, altrimenti duecento, senza……
-         Vada per il senza…. Allora  dottore… come sto?
-         Lei non può andare avanti così. Deve fermarsi, staccare un po’, perché a mio parere lei in questo modo rischia seri danni.
-         Ma io ho il lavoro da seguire!!!! Ho un’azienda che senza di me va a picco!!!
-         Senta, mi ha chiesto il mio parere e io, dopo averla visitata, dico che lei avanti di sto passo non arriva a fine anno.
-         Lei ce l’ha con me, con la mia azienda, cos’è, è pagato dalla concorrenza? Vogliono che lasci ad ogni costo così poi loro me la comprano a due soldi, eh? Ma dica pure a chi la paga che io non mollo e vado Avanti per la mia strada!!!
-         Tralascio le sue offese perché comprendo che la notizia non le faccia piacere, ma io ribadisco il mio giudizio: lei non è messo bene. Faccia un po’ lei.

E’ legittimo e precauzionale pensare al complotto e alle diagnosi “prezzolate” ma, se si interpella un qualcuno che ha acquisito fama per la sua professionalità nei metodi di valutazione, poi non ci si deve lamentare del responso.
Standard & Poor’s è nel mirino per aver declassato pezzi importanti dell’Europa, nonché il famoso “fondo salva stati”. Improvvisamente l’attendibilità dei ratings espressi viene sminuita, messa in dubbio, delegittimata perché non fa il gioco della grande Europa.
Inoltre, secondo un blog americano, DAILY KOS:
 “Da verica effettuata alla Banca dati della Commissione elettorale federale dei contribuenti finanziari ai candidati politici... Harold W. McGraw III, Chairman, Presidente e CEO della casa madre di Standard & Poors, è un contributore di soldi a un sacco di repubblicani. I destinatari della generosità McGraw includono Mitt Romney, George W. Bush, il Comitato Nazionale Repubblicano del Congresso, il Comitato Nazionale Repubblicano del Senato, qualcosa chiamato Bush-Cheney di Vigilanza, e molti altri repubblicani.

Quindi dietro ci sarebbe la destra americana, e l’interesse a soffocare l’euro e a far respirare il dollaro. Potrebbe essere.

Se diamo un’occhiata a come nasce un rating, forse riusciamo a chiarirci meglio le idee.
I ratings sono emessi da agenzie accreditate - come Moody’s, Standard&Poor e Fitch IBCA - che, a seguito di una spontanea richiesta da parte del cliente, avviano un meticoloso processo di valutazione globale dello 'stato di salute' dell’impresa, volto ad emettere un oggettivo giudizio sintetico (come la nota tripla A) sulla sua capacità di onorare i debiti contratti.

A quel punto, l’agenzia si fa dare dal cliente tutti i dati e le informazioni che lo riguardano, e sulla base delle informazioni che acquisisce dal cliente (verificate mediante suoi canali riservati d’indagine) emette un giudizio sintetico, una valutazione.

L’agenzia unisce quindi le sue sorti: a) alla sincerità del cliente nel dargli tutte le informazioni sulla sua situazione b)all’attendibilità delle informazioni confidenziali e riservate che riesce a ottenere sull’andamento dei mercati.
Le agenzie di rating sono in sostanza i “guardiani dei mercati”, la loro funzione è fondamentale, ma lamentarsi dell’arbitro quando si è in difficoltà è uno sport piuttosto praticato, per cui i mercati pretendono di dettare a queste agenzie tempi e modi di comunicazione degli aggiornamenti di valutazione.

Contro S&P è frequente il riferimento a quando “cannò” completamente la valutazione delle obbligazioni Parmalat, episodio citato come esempio di rating “pilotato”, troppo ottimistico rispetto alle reali condizioni di quell’azienda.
Standard & Poor's nel luglio 2011 è stata condannata dal Tribunale di Milano a restituire a Parmalat i corrispettivi percepiti per il rating 'sbagliato' attribuito fino all'ultimo al gruppo alimentare.
S&P infatti aveva mantenuto il giudizio sul credito del gruppo al livello di 'investment grade',  in modo costante, dal novembre 2000 sino a poco prima del dissesto del 2003.
Un errore che ora l'agenzia è chiamata a pagare, rifondendo a Parmalat parcelle da complessivi 784.000 euro, nonchè le spese legali, ma non pagherà nessun risarcimento di 4 mld di euro, che il cliente Parmalat aveva chiesto.
La difesa di S&P?
“ …. ribadiamo che Parmalat ha ripetutamente fornito informazioni false e fuorvianti a Standard & Poor's durante l'intero periodo in cui S&P ha emesso il suo rating".
"Ribadiamo che Standard & Poor's - come molti altri analisti e autorità regolamentari che si sono occupati di Parmalat - è stata vittima di una frode massiccia e sistematica fino ad oggi evidenziata da condanne penali di diversi ex-dirigenti della società. Gli autori di questo inganno e non Standard & Poor's - conclude la nota - sono stati responsabili di eventuali perdite subite dagli investitori e Parmalat".
A chi dar ragione? A Callisto Tanzi o a S&P?
Mistero.
Fatto sta che le informazioni riservate e confidenziali che aveva diversa gente, per esempio anche un Beppe Grillo qualsiasi, S&P non le aveva considerate degne di attenzione, ininfluenti.
Errore o malafede? Mistero.
Il problema è che la vecchia Europa non ama essere sotto il fuoco di copertura del dollaro, e continua strenuamente a difendere la sua bandiera blu stellata dagli attacchi a stelle e strisce.
Petrolio quotato in euro? Uno sgarro troppo grosso per non essere lavato nella liquidità dei mercati, e gli americani, si sa, sono vendicativi.
Può anche essere.
O semplicemente non si vuol prendere atto del naufragio dell’euro, e allora è colpa dell’agenzia di rating, ovvio, giusto, che aggiorna il suo giudizio “proprio mentre i mercati sono ancora aperti”, orrore.
Ma l’arbitro di solito fischia quando vede il fallo, non aspetta che finisca l’azione.
Quindi?
Quindi rimangono dubbi sulle reali influenze che modificano l’obiettività delle agenzie di rating, ombre sulla capacità del luminare che siamo andati a consultare pagandolo profumatamente.
Ma non è stato lui a obbligarci ad andare a consultarlo.
Agenzie infallibili non ne esistono, a meno che non abbiano il dono dell’infallibilità, appunto, dono che è riservato solo ai pontefici.
Ecco.
Provate a immaginare il rating dello IOR.


“Sia lotato Cesù Kristo”