martedì 26 febbraio 2013

PINOCCHIO E LA FATWA TURCHINA


Un colpo di bacchetta magica.
Una cascata di stelle.
Abbracci, entusiasmo, facce pulite e anche un po' meno che vengono travolte dal turbinio delle catene spezzate, roteate a mò di mazza ferrata per colpire i nemici della rivoluzione pacifica e inesorabile.
E’ stata una vittoria schiacciante, quella di Grillo e di Casaleggio, quella dei bravi ragazzi e quella dei balordi pronti a qualunque cosa pur di ingraziarsi le simpatie del guru e del suo staff, quella dei sostenitori storici e quella dei grillini dell’ultim’ora.
Più in particolare è stata una lezione di democrazia 2.0 , che poi sarebbe la versione riveduta e corretta di questo concetto aulico, la democrazia, la partecipazione, una cosa indiscutibilmente potentissima quanto sottovalutata, e quindi si è trattato di una sorta di seminario sul nuovo significato di democrazia partecipativa a beneficio di coloro che ancora non avevano capito una mazza di tutto questo, come me.
Chi l’avrebbe mai pensato che la democrazia fosse ciò che abbiamo visto, e cioè il totalitarismo acclamato, il bavaglio volontario, l’adorazione della fatwa, il disprezzo di svariate categorie di lavoratori che ancora riescono a conservare il posto facendo il loro mestiere scomodo di indagatori, di ricercatori del retroscena scomodo o dell'ennesima balla ubriacante del guru, chi l’avrebbe mai detto che lo zerbinamento di fior di giornalisti integerrimi come Travaglio o Scanzi sarebbe diventato solo un contributo prezioso alla guerra di Liberazione 2.0 e alla democrazia aggiornata, non un confondere l’informazione con l’opinione, non un asservirsi ad una parte anziché ad un’altra, chi avrebbe mai potuto sostenere che il minzoliniano osanna partito da queste penne scotte di prima scelta sarebbe stato visto non come un tradimento del giornalismo ma come un esempio di partecipazione alla battaglia per il miglioramento del Paese.
Mea culpa, di politica non ne capisco un cazzo, non l’ho mai frequentata e quando l’ho fatto credevo di frequentarla nel modo più appropriato, allontanandomene non appena ho visto i segni di un asservimento collettivo ad un metodo che in altre epoche avrebbe fatto ribrezzo ma che ora è invece l’unica democrazia possibile, adattata, modernizzata, il Bene, il bello, il fresco profumo di compromesso morale che si oppone al puzzo di libertà, parafrasando (indegnamente, lo riconosco) le parole di un grande Uomo come Paolo Borsellino.
Un capo che disprezza chi non lo venera, che censura chi chiede più trasparenza, che usa ogni metodo, anche il più scorretto, per portare acqua al suo mulino, sarebbe stato visto in altre epoche come un tiranno, un soggetto da abbattere, ma non è così.
Quel capo-tiranno ha stravinto, ha ottenuto fedeltà, abnegazione e silenzio, ha estorto con la dolcezza del suo abbagliante carisma un coacervo di adorazione ignava, sincera gratitudine e attenzione all’obiettivo finale, fingendo di non vedere e non sapere. Il Condottiero ha portato i suoi alla vittoria e quindi ogni macchia d’incanto scompare, l’onda che si è espansa per tutta la penisola ha travolto tutti e tutto, pensieri e coscienze, e l’autonomia di giudizio e il diritto di critica hanno dovuto soccombere alla nobiltà dello scopo, la stessa democrazia 1.0 , quella nata in Grecia e faticosamente sviluppatasi ed arricchitasi in secoli di discipline umanistiche,   imbiancata dai pezzi d’intonaco che si distaccano nelle scuole e arrossata dalle ferite sopportate per ventennii da rimuovere dalla memoria si è vaporizzata, annullata, è finita nel dimenticatoio, todo cambia.
Il dissenso è veleno, e la predica conta più del pulpito.
Questo ha imparato l’Italia nuova, quella delle facce pulite di ragazzi entusiasti dei meetups, ignari e volenterosi, o col sospetto, presto sopito dall’entusiasmo e dal timore di rovinare tutto questo sogno d’ayatollah con spicciole pretese di chiarezza, decisione dal basso.
Non c’è tempo per la lealtà, per il chiedere scusa, per abbracciare nuovamente un senso di coraggiosa autocritica, roba antica, vecchia.
La democrazia 2.0 non ha tempo per minchiate come il dissenso o il diritto d’opinione o di cronaca.
Uno spartiacque morale che solo un grande stratega e conoscitore dell’italianismo avrebbe potuto creare con tanta disinvoltura e approvazione.
E quindi auguri, alla grande coppia Grillo-Casaleggio, ai loro pretoriani senza morale né memoria e alle folle oceaniche di italiani perbene ebbri di nuovo, di ribellione, di rivalsa, di speranze.
L’eroismo a volte è una folta chioma con pesanti ricrescite di viltà, ma basta una buona tintura di entusiasmo e tutto s’aggiusta.
Il problema però non riguarda me , che ho anche problemi di calvizie, figuriamoci
:)

domenica 24 febbraio 2013

ER VOTO (omaggio a Trilussa)


Na matita copiativa co’ l’insonnia
già pronta co’ le schede dentro ar seggio
di notte si prepara alla sua gogna
descrive ad una scheda il menopeggio:

”vedi amica mia semo già pronti
siamo matita e scheda per il voto
domani tutti quanti, mori e biondi
con noi vorranno fare un teremoto

mi vogliono usa’ per imbrattarti
con croci, parolacce o altro segno
ma sei nata per altro, non distrarti
per te c’è morta gente con impegno

domani sai, non fartene na corpa
se poi finisci in urna co’ le artre
stuprata da chi magna osso e porpa
chè la politica è na forma d’arte

invece di pensare sempre ar meglio
ci usano per la disperazione
di scrivere na croce sopra a un foglio
mettendola su chi fa più opinione

ma noi nun semo nati pè la mano
noi semo destinati pel cervello
e se ci useranno in modo strano
avranno rivotato cò l’uccello”





.....tender to Poeti derTrullo
https://www.facebook.com/ipoetidertrullo?ref=ts&fref=ts

mercoledì 20 febbraio 2013

PARLIAMONE

Ma guarda, possiamo parlarne tranquillamente, figurati, son qui apposta.
Come dici? Siamo in emergenza? Ah, ok, va bene, lo diceva anche Bertolaso, nel periodo del terremoto.
E quando è emergenza tutto va bene, tutto è consentito.
Anche votare uno schieramento che solo dopo dirà chi è il Presidente del Consiglio, il ministro dell'Economia, quello della Difesa, quello del Lavoro.
Dopo.
Va votato a scatola chiusa.
Anche votare uno schieramento in cui c'è un capo incontrastabile che quando c'è da lottare per prendere il comune di Milano, con l'Expo 2015 in arrivo, con le cosche calabresi a monopolizzare il movimento terra,  candida un ragazzino di vent'anni.
Anche votare per uno che dice che rinuncia ai rimborsi elettorali pur sapendo benissimo che non ne avrebbe mai avuto diritto, perchè non ha uno statuto e un tesoriere responsabile, ma usa sto discorso per farsi bello, anche se è una truffa morale gravissima che tuttavia è un pilastro della sua propaganda.
Anche votare per uno che ha rifiutato di portare il peso della sua gloria in un vicolo di Palermo in cui cinque ragazzi e un giudice sono diventati coriandoli di carne per il Carnevale dello Stato che ora si prepara ad esaltarlo come nuovo che redime.
Anche scegliere uno che non ha cura del parere e dei diritti altrui, e che vuole salvare il mondo mettendolo nelle mani dello strumento più taroccabile del mondo: il web.
Anche scegliere uno che usa migliaia di brave persone come scudi umani da dietro ai quali spara sentenze indossando una toga di carta igienica.
Lo so, la speranza è l'ultima a morire.
Ma solo perchè ha fatto amicizia col boia.