sabato 28 maggio 2016

MUSSOLINK

Va bene.
Siccome ormai cani e porci dicono la propria opinione sulla incombente riforma della Costituzione - da convalidare tramite referendum non vincolato a quorum - dico anch’io la mia, dato che all’occorrenza abbaio e grugnisco con una certa classe, noblesse oblige.
Al momento funziona così: una certa proposta di legge viene votata alla Camera, il testo quindi passa al Senato che gli fa delle modifiche, quindi il testo torna alla Camera per una nuova votazione, e insomma il Potere Legislativo, che spetta alle Camere, prima di esprimere cosa cazzo vuole fare deve cercare di mettersi d’accordo tra due aule.
La prima è composta da 630 deputati, la seconda camera invece ospita 315 senatori, e la proposta dilagante è: ridurre il numero di parlamentari.
945 decisori sono decisamente troppi, quindi meglio togliere la camera più piccola, perché le demolizioni si iniziano dal tetto, che occupa una superficie minoritaria rispetto alla somma delle superfici dei muri.
Quindi via il Senato. O meglio: via gli stipendi dei senatori, perché la seconda camera resta, ma trasformata in camera di rappresentanza delle regioni, alle quali viene lasciato diritto di veto su varie amenità teologicamente europeiste ma non su ciò che le riguarda davvero da vicino, essendo le competenze territoriali scavalcate, in caso di necessità, guarda un po’, proprio dall’esecutivo, e cioè dal governo.
Togli i senatori e ci metti presidenti di regioni e sindaci che possono dire di avere voce in capitolo a Roma ma poi non sono in grado di impedire che il Governo possa disporre come meglio crede della palazzina in cui vivono, in pratica il senso è questo.
“Tesoro, oggi in votazione ho ottenuto la possibilità di verniciare la facciata color fucsia, non sei contenta?”
“Amore, allora sbrigati perché hanno deciso di demolirci casa entro un mese.”
Più o meno il senso è questo.
Va però detto che al su citato Senato zoppo viene lasciata la possibilità di pronunciarsi in materia di adempimento alle direttive del Reichstag della UE, e sono soddisfazioni.
Alla Camera dei Deputati, rimasta praticamente sola a rappresentare il potere legislativo, “spetta la deliberazione dello stato di guerra, l'emanazione di provvedimenti di indulto e amnistia e la ratifica di trattati internazionali ……. oltre alla “facoltà di autorizzare o meno la persecuzione da parte dell'autorità giurisdizionale ordinaria dei reati ministeriali.”
Sono decenni che si cerca di riformare il bicameralismo e ora che si è giunti al primo passo ci si rende conto che inventarsi una alternativa altrettanto democratica è impossibile.
Democrazia vera significa paralisi, lo so, è brutto da dire, ma se si assiste ad una riunione condominiale e ci si fa un’idea della conflittualità che sterilizza le decisioni si può capire quanto delicata, e quindi immutabile, sia la situazione delineatasi con l’entrata in vigore della Costituzione.
Nella situazione da stadio in cui ci troviamo adesso, con curve contrapposte e lanci di oggetti costituenti sul terreno di gioco, nessuna decisione è equilibrata perché il clima in cui ci troviamo è purtroppo esageratamente diverso dalla coesione post-liberazione del '45 che rendeva più facile il costruire da zero.
Nessuno dei contendenti in campo ha intenzione di lasciare immutata la Costituzione, e blandendola con il tormentone di “Costituzione più bella del mondo” cercano di sedurla coi complimenti per poi prendersi le parti che più interessano. Vecchia storia.
La riflessione non è equilibrata perché non serena, non intellettualmente onesta, e questo anche perché il modo con cui ci siamo infilati in un sistema feudal-fascistico ha del clamoroso.
Per capirci: mi sta bene se mi fate i riformisti modernizzatori evolutori in presenza di una lievissima, impercettibile, eterea rimembranza di antichissimi totalitarismi, mi sta bene se ci si comporta così in presenza di misere spoglie di fascismo, in assenza di pericolo di ritorno all’uomo solo al comando, mi sta bene se fate sto discorso in presenza di un sistema ormai ben collaudato per non cadere in facili tentazioni draconiane e ormai lontano da ogni rigurgito di quel fascismo che fu lo spauracchio da esorcizzare in fase di stesura della Costituzione.
Ma.
Ma.
Ma siccome siamo esattamente in quella fattispecie, e cioè siamo in un misto di rigurgito medieval-fascista-inquisitorio-ghigliottuso, se a questo ci aggiungi il combinato con l’Italicum modello “asso pigliatutto” allora stiamo apprestandoci a inventare il primo cocktail energizzante a base di ebola.
Le derive branchiste, da branco - perché chiamarle populiste è un eufemismo - sono proprio loro il principale motivo per impedire qualunque modifica all’attuale testo costituzionale.
Siamo in un revival continuo, e come Carlo Conti rievoca Nilla Pizzi succede che lo sbarbatello tutto FabriFibra e Fedez inneggi contemporaneamente alla forca, alla gogna, alla imposizione di un potere basato sulla vendetta senza lume di ragione.
Non se ne parla nemmeno.
Giù le mani dal Senato, dal vincolo di mandato, dal quorum dei referendum abrogativi, da qualunque cosa che componga la Costituzione.
Non è cosa per voi, la Costituzione è antifascista e per questo da ogni parte si cerca di staccarne un pezzo. Succede proprio perché ognuna delle parti in campo è una versione riscaldata del grande polpettone nazisalvifico che ha inquinato i cervelli riproducendosi nelle varie generazioni.