sabato 31 gennaio 2015

MOBY CLIC

E' tornata.
La balena bianca, sfuggita agli arpioni sinistri  e sovversivi del capitano A.C.A.B. (quello che lanciò monetine a Craxi e sampietrini nelle piazze) è tornata facendosi partorire dallo scialbo matrimonio tra una certa Margherita e i DS.
Scalando in pochi mesi segreteria di partito e scranno di presidenza del consiglio mediante il suo infiltrato speciale, la balena è emersa, possente e inarrestabile.
E con un colpo di coda ha provocato un'onda che ha messo in crisi il socio in riforme, l'ex- cavaliere a suo tempo disarcionato con l'operazione Monti, costringendolo a veder affondare il suo veto di principio su Mattarella sotto l'onda di elogi, pennellate, iconografie da libro Cuore che dipingono il candidato presidente come una irrinunciabile necessità del Paese.
Un uomo pio, ligio, perbene, sul quale scivolano gli schizzi.boomerang di improbabili cercatori di scheletri nell'armadio.
Mattarella sa di dottrina giuridica, di antimafia, di democattolicesimo, è una specie di nonno di Monti con l'animo prodiano e la furia guerresca delle persone miti, per cui anche lo stesso Renzi dovrà fare attenzione o la balena lo disarcionerà gettandolo in pasto alla torma di sconfitti dalla geniale azione strategica posta in atto da lui e da DelRio.
Già, Renzi.
Questa presidenza verrebbe di chiamarla la presidenza Mattarenzi, per quanto sia stata nitida la capacità del nostro di Firenze nel risucchiare verso Mattarella una enorme parte del Parlamento, sbeffeggiando Berlusconi respingendogli Amato e ricattando Alfano, pena l'abbandono da poltrona di ministro.
Uno statista con metodi da corleonese, Renzi, che ha inanellato una serie di successi che in Italia non si perdonano.
La balena bianca ha esondato anche in rete, con i tweets e posts e selfies i clics del premier e dei suoi accoliti più pratici di bit e mouse, dilagando anche nel territorio straniero che sembrava solido feudo solo dei grillini. E a proposito di grillini, diamo una mano al settore tessile e stendiamo un velo pietoso. Non ne hanno azzeccata manco mezza, e in più si è scoperto che la loro protesi in tema d'antimafia, le Agende Rosse, non riesce che a oltrepassare di poco la metà dei voti della componente prodiana. Le Quirinarie on line, che hanno la stessa controllabilità delle primarie PD e che hanno santificato Imposimato, hanno in realtà mostrato i rapporti di forza interni tra le componenti votanti in rete. I numeri sono spietati, e a questa minoritaria importanza dell'antimafia (invece esaltata da Renzi con la scelta di Mattarella) si unisce il capolavoro della schizofrenia: il nome di Bersani, sì, proprio lui, Gargamella, quello oltraggiato in mondovisione da terrificanti masse neuroniche rispondenti al nome di Crimi e Lombardi e umiliato in più occasioni.
Va dato atto quindi a Renzi e a Delrio di aver stravinto l'ennesima battaglia con una grande perizia, quella psichiatrica, fatta all'intero arco del parlamento, e che li ha portati a dedurre ancora una volta l'eterno principio di fondo dell'azione di governo moderna e sbarazzina: agire per il bene del Paese senza chiedere al Paese cosa intenda per suo bene.
La balena insomma va, si prende di nuovo Governo e Quirinale, il Vaticano veglia sornione su di lei e le previsioni meteo sono improvvisamente virate verso uno spiraglio di ripresa economica.
Mare piatto, vento 4 nodi, di cui uno scorsoio.
Avanti c'è posto.


mercoledì 28 gennaio 2015

SIRTAKI


Vladimir Putin, comodamente sdraiato sul divano cinese con il quale ha recentemente sostituito il suo divano italiano, sorseggia rilassato la sua vodka al butano ben ghiacciata e sorride. Sorride perchè il cliente importante ce l'ha, per vendergli il suo petrolio e gas: la Cina. E sorride perchè la Crimea d'occidente, la Grecia in mano a Syriza, può essere utile per restituire all'Europa e agli USA la cortesia di avergli innescato il caso Ucraina.
Fantapolitica, certo. Ma una bella primavera araba in salsa europea potrebbe partire proprio da lì., dalla Grecia.
"Tira più un Peloponneso che una coppia di buoi", dice ridendo Vladimir al suo fido servitore Ratko.
Oddio, ridendo è una parola grossa.
Diciamo che sibila come lo sfiato di un gasdotto, Vladimir. Ed è inquietante anche quando è allegro.

A voi, un libero riadattamento di "Tsorba il greco".





giovedì 15 gennaio 2015

GESU' IS CHARLIE

La furia jihadista lancia il suo attacco alla stampa e l'Europa risponde.
E in particolare l'Italia risponde.
E lo fa a modo suo.
Con una rassegna di acconciature creative e moderne per il pelo sullo stomaco.
E' tutto un fervore di bigodini addominali, creste variopinte all'ombelico e sobri tagli carrè di pancia con tenui colpi di sole su un pelo screziato color tortora in calore, con ricci voluminosi e lucenti come seta.
D'improvviso la stampa, ma quella proprio vera, quella dell'inchiostro impresso su carta da rotative in movimento, risorge e sale sull'altare della Libertà, si erge fulgida e pura salendo su cataste di tablets, aifons, kindles, monitors, giungendo in vetta come fiero baluardo dell'indipendenza di pensiero e di parola.
La stessa stampa data per morta, implosa, da finire per non farla soffrire, la stessa stampa nemica e/o influenzata dai poteri forti, a cui tagliare senza pietà fondi pubblici, la stessa fonte d'informazione che comunque essa sia, di regime o libera, serva o ribelle, deve godere di quella libertà d'esistere che i recenti fatti le hanno conferito nel suo insieme.
C'è chi ha soffiato sul vento iconoclasta che macinava testate giornalistiche come carne di nemico sotto i cingoli della rivoluzione, c'è chi ha messo all'indice giornalisti offrendoli in pasto al gregge mannaro, c'è chi ha avallato questi fenomeni come accettabili contropartite per un rinnovamento radicale dell'informazione, per ridimensionarla rispetto al web, brodo primordiale dell'homo homini virus.
Ma ora tutti ad esibire il "gesuiciarli" d'ordinanza.
Forse ciò che è successo farà riflettere qualcuno sul suo virare a seconda del vento e delle circostanze, o forse no.
Il sensato tentativo di contarsi, di individuare con l'aiuto dei cittadini i casi di fiancheggiamento / contestualizzazione / approvazione dell'azione violenta di Parigi presenti tra la popolazione di fede musulmana deve servire a capire quanto è esteso il fenomeno dello jihadismo timido, della moral suasion saracena, dell'appartenenza a un progetto invasivo delle libertà altrui.
Bisogna poter distinguere tra l'Islam francescano e quello binladesco, tra umanità mite e scheggia di Male che minaccia la pace, è come distinguere i chicchi di grano dalle pallottole, non vedi solo se non vuoi vedere.
Ricordo a me stesso e a chi legge che c'era una volta un arabo, un capellone con tre-quattro metri quadri di stoffa addosso che andava in giro predicando di non fare agli altri ciò che non si vuole venga fatto a sè stessi.
E che fu ucciso per aver bestemmiato.
Vediamo di capirci.



domenica 11 gennaio 2015

CONTRORDINE: ALLAH, A STO PUNTO SALVACI TU

Il terrorismo integralista islamico sta all'islam intero
come la mafia sta alla società democratica.
Ne è la parte maligna, l'inferno della ragione, la cancrena della coscienza. E per quieto vivere si nega, si tollera, si contestualizza, si finge di non vedere, si minimizza e si dà come un dato ormai acquisito che si è infiltrato un po' ovunque, ma ormai fa parte del grande meccanismo di funzionamento della Nazione.
Ci sono ulteriori degenerazoni della mente: a fronte di quanto è accaduto in Francia una cospicua e rivoluzionaria parte di questo sciagurato Paese pensa che il poliziotto ucciso sul marciapiede sia un attore di una messinscena.
E a questo punto comincio a diventare favorevole ad una ipotetica invasione islamica.
Tralasciando questi casi pietosi, rimane certo che senza una collaborazione dell'islam moderato la battaglia è estremamente difficile, considerati i letali tagli alla sicurezza imposti dalla spending review. Duecento presìdi di polizia in meno solo nell'ultima tornata di tagli, e lo smantellamento continua. Ma cosa vogliamo contrastare, con queste premesse?

Un sincero omaggio alla memoria di Ahmed Merabet, poliziotto musulmano morto per garantire la libertà di prendere in giro il suo Dio.






giovedì 8 gennaio 2015

LES TOURS GEMELS

Non è stato un fulmine a ciel sereno. Non era imprevedibile. Non era inevitabile. Ma è successo perchè certe cose non si possono evitare, impedire, disinnescare.
La violenza a sfondo religioso non colpisce solo quando non vuole colpire. Sparisce e torna "in sonno" solo per sua scelta, per freddo calcolo di persone, di esseri umani che liquidare come "fanatici", "casi isolati" è un errore che li aiuta a nascondersi. E a colpire meglio.
Escono da confini europei, vanno ad addestrarsi in Siria o in altre nazioni "a rischio" del medioriente e tornano, indisturbati, liberi, legittimamente in grado di spostarsi ovunque e con qualunque scopo. E la occulta numerosità di queste mine vaganti è il mare magnum nel quale si nascondono. Impossibile controllarli tutti, impossibile tracciare gli spostamenti di ogni singolo, ci si affida alla buona sorte, a fortuite intuizioni, a casuali incroci di elementi.
Lo sterminio della redazione di un giornale satirico francese è arrivato a guastare lievemente il clima di amoroso cosmopolitismo, a inquinare i tanti sforzi di profusione di pace e amore, a gettare una tenue ombra di diffidenza verso chiunque sia solito praticare maniacalmente la religione che più di ogni altra predica la violenza, la conversione forzata del mondo, a qualunque costo. Perchè va detto, quella islamica, per una interpretazione tollerata da troppa gente  ha in sè un seme di medioevale atrocità che non si riscontra con altrettanta veemenza nelle altre religioni, anche nelle loro interpretazioni più integraliste.
L'obiezione più naturale a questo assunto è che il Corano non dice chiaramente di agire come stanno agendo gli estremisti, ma è stata la follia integralista a distorcerne nei secoli il messaggio.
Per mia sfortuna non ho mai conosciuto un musulmano che avesse una sincera considerazione della donna come un elemento diverso da un oggetto, per mia somma sfiga non ho mai letto negli occhi di un musulmano praticante la quieta serenità di un buddista, per mia disdetta non ho mai avuto modo di non riscontrare un gelido silenzio, o giri di parole tese a sminuire la pericolosità, di fronte a domande precise sulle modalità di osservanza dogmatica del testo sacro dell'Islam.
Sarà stata solo sfortuna, chissà.
Dalla fatwa ormai vecchia contro Salman Rushdie e i suoi "Versetti satanici", roba ormai d'antiquariato, siamo giunti all'azione dei singoli che di quella fatwa fecero tesoro e che ora interpetano a modo loro.
Ricordo, qualche anno fa, una dolorosissima vignetta di Vauro in occasione di una proposta di legge che intendeva concedere maggiori libertà nella detenzione di armi: un Cristo crocifisso che con due pistole sparava in testa ai due ladroni ai suoi lati dicendo "sorry".
Nessun integralista cattolico ha mai minacciato, tentato di aggredire, nè additato come prossimo alla morte il vignettista in questione. Perchè la libertà di satira non conosce limiti, ostacoli, l'unico limite che dovrebbe avere è quello insito nel buonsenso, nella mente di chi disegna o scrive, null'altro.
Ve l'immaginate cosa sarebbe successo se la vignetta di Vauro fosse stata atrocemente cattiva nei confronti di Maometto o Allah?
E vi ricordate la performance delle Femen in Piazza San Pietro, mimando un atto sessuale con un crocifisso?
Notate qualche differenza tra una nota di biasimo della Sala Stampa Vaticana e una condanna a morte su scala mondiale?
Ecco, è in questa differenza che si racchiude, a mio parere, la verità inconfessabile sulla religione.
La religione islamica o meglio la sua attualizzazione, per mille motivi, per mille cause culturali, dogmatiche, tendenziali, pseudointerpretative, è la religione più pericolosa esistente.
Vi è mai capitato di vedere d'estate un musulmano barbuto con al seguito un minicorteo di burqa neri contenenti delle spose bambine che lo seguono a pochi passi, cotte dal sole e imprigionate nella loro cella di pesante stoffa che le punisce per essere nate femmine? No? A me è successo, e nelle condizioni in cui ho visto questa scena mi è venuto da pensare che nel nostro variegato Paese la tortura è ancora vietata. Ma era praticata invece davanti agli occhi di tutti, lì, in quel corteo guidato da un grasso semipedofilo che si porta dietro il suo sfogatoio di bassi istinti coperto da tetri teloni.
I perbuonisti, incrocio tra perbenisti e buonisti di ultimissima generazione, oggi tendono a rimanere sottotraccia, silenti, in quella loro posizione di semifiancheggiamento e implicita complicità col mattatoio creato dai loro protetti, troppo liberi di professare il loro credo sanguinario.
Ogni cosa deve avere un limite, che sia satira o che sia religione. E il mare di sangue in cui si rischia di capitolare è il risultato dello stupro di massa del concetto di libertà di espressione e di religione.
La libertà è linfa vitale se associata alla ragione, e letale veleno se associata al fanatismo, e non parlo solo di quello religioso, ma anche di quello filosofico, quello secondo il quale tutto è concesso.
La libertà va conquistata rinunciando ad averla tutta e subito, va guadagnata dimostrando di meritarsela.
E in questo momento tutti, fanatici sanguinari e fanatici del facciocomemipare si facciano un esame di coscienza, se gliene è rimasta qualche traccia non macchiata di sangue.
E complimenti alla Francia per il vergognoso fallimento nella gestione del problema.