venerdì 4 dicembre 2015

DON'T WAR, BE HAPPY

Non si fa.
Non si accusa liberamente Erdogan di fare contrabbando di petrolio acquistato a due soldi dall'Isis.
Non si può accusare la Turchia, baluardo della demoeurocrazia in Oriente, di essere uno stato canagliesco che fa affari con i vicini del Califfato, che continua a sperimentare nuovi metodi di sterminio dei curdi subappaltato ai Turcomanni.
Non è bello.
Putin dovrebbe capire che l'Ameuropa è una coalizione seria, soprattutto ora che ha deciso di far entrare in UE il Montenegro, indispensabile per salvare l'antico vaso, da notte, nel quale orina Rockfeller insieme ai suoi accoliti.
Bisogna convincere Vladimir a fare il bravo, e spiegargli che il polonio poteva usarlo solo ai tempi in cui era ancora vivo Wojtyla. Ora al massimo può usare l'argentinio.
Se ne faccia una ragione, o ce ne faremo un torto.




mercoledì 25 novembre 2015

LA TORRE DI PEACE

Certo che le vie del menopeggio sono proprio infinite.
Più si guarda al comportamento dell'Ameuropa, più diventa spontaneo sostenere le ragioni di Putin.
La Turchia, paese Nato e ormai con un piede nella famigerata UE, abbatte un caccia russo per far capire a Putin che non ne può più di veder distrutte le autocisterne di greggio appena comprato a ottimo prezzo dall'Isis. E per far capire a Putin che Assad deve essere assolutamente deposto, eliminato, complice il consenso dell'Ameuropa che ha già creato ai Russi, a suo tempo, il caso Ucraina.
Obama come da copione sostiene i turchi, che infatti appena successo il fattaccio non si sono degnati di contattare i russi per chiarire ma si sono fiondati a chiedere assoluzione e supporto all'Unione Europea, come se accusassero i Russi di essersi fatti abbattere senza preavviso.
La reazione di Putin al momento è quella basata su un "preavviso di problemi" per la Turchia, ma è chiaro che parla a nuora perchè suocera intenda. E la suocera è ovviamente l'Unione Europea, impersonata da un Belgio che continua a brancolare nello stato d'assedio più tragicomico della storia, da una Francia che ha prontamente chiamato a raccolta, al suo fianco, l'appoggio bellico dell'Inghilterra di Cameron e la benedizione di Obama, e da una Germania scomparsa dai radar e che guarda con inquietudine silenziosa al definitivo sfaldamento dell'europeismo che cede il passo alla corrente anti-Schengen che serpeggia in tutti i Paesi .
Abbiamo quindi Francia, Inghilterra e Stati Uniti che ancora una volta si apprestano ad alterare gli equilibri già da loro stessI alterati precedentemente nella zona più irrequieta del mondo.
Si apprestano, dopo le mitiche primavere arabe che hanno eliminato tiranni sostituendoli col caos libero, a rimodulare la geografia della Mesopotamia e zone limitrofe, come hanno sempre fatto, incuranti di ogni altro interesse che non sia coincidente con la loro perenne capacità d'influenza su quelle zone.
Le mele marce d'oriente, la Turchia e l'Arabia Saudita insieme ad altre petro-nazioni, continuano a rimanere a braccetto con l'Ameuropa finanziando sottobanco il terrore che compatta questo sodalizio malato e, al comtempo, innalzando il volume di scambi incrementano gli investimenti di petroleurodollari in immobili di prestigio nel cuore delle cities-capitali economiche di ogni nazione europea.
La vittima è Putin, il carnefice è il resto del mondo civilizzato. Messa così è un po' difficile da credere, ma la legge del menopeggio non conosce pudore.
La fregola di cambiamento genera rinascite o colpi di grazia, ma si continua a concepirla come se generasse solo rinascite, perchè nel comune grugnire ogni cambiamento è per forza utile perchè è una diversità, una variazione.
Siamo dunque nelle mani di un buonsenso più sperato che presente, ma è l'unica cosa che abbiamo a disposizione. E speriamo che gli innumerevoli effetti disastrosi di imprudenti (o ben calcolati) deterioramenti dello status quo possano servire da monito almeno ai posteri, perchè i contemporanei si rifiutano di ammettere errori. Fanno e basta.
La lezione della Storia è:
in nome del nuovo troppo spesso si sdogana il peggio.
Ma la voglia di primavere arabe è ormai un trend generalizzato. Si porta molto, come i tatuaggi.




venerdì 23 ottobre 2015

L'AMORE AI TEMPI DEL COM'ERA

Com'era bello essere più fatalisti e comprensivi nei favolosi anni Ottanta, quando l'Italia girava a mille, con il lubrificante della corruzione indisturbata che faceva girare tutti gli ingranaggi.
Com'era bello poter contare su tutti quei giri poi recisi dalla falce guercia di Tangentopoli, quei giri loschi ma ormai accettati come necessari a far campare tutti quanti.
Com'era bello poter contare sull'amico dell'autista del prefetto che aveva un fratello usciere al Ministero e che era ormai intimo col Ministro stesso ed era più potente del cugino preside a Vattelapesca.
Com'era bello poter riprendersi anche dopo un furto o una rapina, perchè i soldi li rifacevi lavorando sodo, recuperando il danno con la tenacia di una formica instancabile.

Ma poi è arrivata la crisi. Quella che non avevi nemmeno letto bene sui libri di storia, che ce n'era stata una simile nel 1929, ma era un sacco di tempo fa, chissenefrega, era roba ormai vecchia.
E con la crisi non ti riprendi dopo un furto, o una rapina.
Non riesci a riavere ciò che ti è stato tolto dall' "esercizio del libero arbitrio" da parte di uno che è convinto di poter vivere appropriandosi delle cose di altri.
Hai difficoltà a tollerare bonariamente lo scapestrato che ti è entrato nel capannone e ti ha fottuto decine di migliaia di euro in attrezzature e beni vari, di cui alcuni ancora da pagare.
E allora l'amore e la fratellanza e la tolleranza in tempi di crisi diventano più difficili da esercitare.
Ne consegue che, solo per tenere calmi gli animi già eccitati dalla rinvoluzione, incrocio tra involuzione e rivoluzione, tocca dire che bisogna evitare gesti estremi di reazione alle minacce incombenti sulla nostra incolumità o proprietà.
Essere ecumenici almeno finchè non capita a noi.
Ecco, questo credo che, in sintesi, sia il senso della questione.
Puoi essere il più amorevole degli individui, ma se ti trovi in determinate condizioni che minacciano i tuoi cari, prima che te, scatta qualcosa di poco francescano.
Ma finchè non ci succede, mi raccomando, continuare a biasimare chi reagisce di pancia.
La proprietà e un furto. Con la "e" congiunzione, non verbo.


giovedì 24 settembre 2015

MEDIOEVOLUZIONE

Ebbene sì.
Non so se Gianni Minà, notissimo fidelcastrologo, abbia già tentato il suicidio, ma quel che doveva succedere è successo: l'odiata america mette piede a Cuba, innalza il suo vessillo e fa pace con la Storia, e nell'incontro tra il Papa sudamericano e un Fidel che lo riceve in tuta con marchio Adidas in bella vista c'è la pietra tombale su ogni residua iconografia rivoluzionaria, ora che le Case del Popolo sono un misto tra la Leopolda e il banco surgelati dell'Ipercoop.
"Non bisogna aver paura del cambiamento" diceva un giovane Adolf Hitler al suo venditore di elettrodomestici ebreo mentre gli illustrava il funzionamento di un forno a gas. L'uomo ebbe come un brivido lungo la schiena, ma pensò fosse causa del rigido inverno berlinese.
Tornando a Cuba e alla sua metamorfosi finale, sappiamo tutti che nulla sarà come prima perchè nulla o quasi vuole più essere come prima. C'è voglia di rivoluzione, ma non in senso politico, che quella ormai è ridotta a un esercizio di bullismo mentale sull'intelletto, sto parlando proprio del concetto astronomico.
"Il moto di rivoluzione è il movimento che un pianeta o un altro corpo celeste compie attorno a un centro di massa".Volendo definire cosa sia un corpo celeste, possiamo dire che è "un'entità fisica naturale, un'associazione o una struttura la cui esistenza nell'universo osservabile è stata appurata dalle attuali conoscenze scientifiche"
Esistono quindi associazioni e strutture, della cui esistenza siamo certi scientificamente, che compiono un movimento attorno ad un centro di massa.
Detta così sembra esattamente la descrizione di gran parte dell'associazionismo sul pianeta Italia. In effetti è tutto un fiorire di associazioni che si spostano attorno ad un centro di massa, detto partito o gruppo politico.
E questa rotazione ha sempre, costantemente, un preciso verso: da sinistra verso destra.
Qui non si tratta di morire democristiani, è che si risorge stronzisti. E lo si fa con una disinvoltura dettata da una obesa ignoranza, da un cinismo sovrappeso, da un opportunismo col fiatone, il tutto giustificato dallo stato d'emergenza che poi in realtà è la condizione costante e quindi non se ne esce.
A meno che.
A meno che niente.
La specie si deve evolvere verso il carattere genetico predominante.
Non osate ostacolare la Natura.
Anche l'estinzione, in fondo, è un cambiamento.

sabato 4 luglio 2015

I NUOVI MOSTRI



La metamorfosi è ormai compiuta, le crisalidi sono ormai vuote e ciò che prima era larva ora è animale completo.
Dopo anni di accurato martellamento sulla “rivoluzionarietà” utilitaristica (e cioè l’arte di riscattarsi da uno strapotere sostituendolo con un affascinante mediocrismo di massa pilotabile su secondi fini), dopo la sistematica demolizione dei pilastri del buonsenso ad opera di un malcelato desiderio di vendetta sociale per pance, si è giunti finalmente allo sdoganamento del tutti contro tutti come risorsa inesauribile, come fertile terreno per la semina del caos da assalto ai forni di manzoniana memoria, o da assalto alle scialuppe di titanica memoria, fate voi.
La pletora di eroi del cambiamento che s’affaccia nel nuovo secolo ha un che di nuovo, come tutte le sorprese che ci fa la Storia, ripetendosi sempre sotto nuove e mentite spoglie che però non possono fare a meno di mostrare la vera natura che sottende ad ogni fenomeno.
Una volta gli eroi si collocavano nell’area che il prof. Carlo Maria Cipolla definiva “disgraziati” o “sfortunati” nel suo illuminante studio sulla stupidità. Erano riconducibili infatti a chi, con la sua azione, tende a causare danno a sé stesso, ma crea anche vantaggio a qualcun altro.
L’eroe di un tempo era in sostanza una sorta di autolesionista che si sottoponeva al rischio di un danno personale pur di migliorare la condizione della collettività, per portare beneficio agli altri.
Gli eroi diffusi odierni invece, poiché accecati da un compito autoassegnato di redenzione del mondo a proprio gusto, si collocano nell’area degli stupidi, ovvero di “chi causa un danno ad un altra persona o gruppo di persone senza nel contempo realizzare alcun vantaggio per sé o addirittura subendo una perdita.”
La chiave di lettura del fenomeno sta proprio nel fatto che tale categoria di nuovi mostri del masaniellismo non esita a negare in modo infantile l’esistenza di un danno, o a inventarsi un vantaggio collettivo inesistente, il tutto pur di accarezzare di nascosto ma in pubblico un proprio bisogno primordiale, che può essere un interesse personale o un semplice interesse verso l’affermarsi al centro dell’attenzione come nuovo che redime, purifica, distrugge per il gusto di farlo senza avere alcuna idea sensata su come ricostruire.
Creando però sistematicamente rimedi peggiori dei mali.

I nuovi mostri sono persone qualsiasi con un animo da nazista, sono concentrati di cinismo ben incartati e con coccarde sgargianti, sono il peggio dell'homo homini lupus che sfila sul red carpet dell'ignoranza firmata, sono il salotto buono con i cadaveri sotto il tappeto, sono tutto ciò che è sempre stato ma con l'aspetto di una novità.

“In futuro ognuno sarà famoso al mondo per quindici minuti”, sembra abbia predetto Andy Warhol.
Ecco, questo voler compulsivamente affermare la propria capacità di rivoluzionare il mondo è semplicemente un continuo selfie con cui bombardare le altrui capacità di assimilazione o, al contrario, di sopportazione della stupidità.

sabato 31 gennaio 2015

MOBY CLIC

E' tornata.
La balena bianca, sfuggita agli arpioni sinistri  e sovversivi del capitano A.C.A.B. (quello che lanciò monetine a Craxi e sampietrini nelle piazze) è tornata facendosi partorire dallo scialbo matrimonio tra una certa Margherita e i DS.
Scalando in pochi mesi segreteria di partito e scranno di presidenza del consiglio mediante il suo infiltrato speciale, la balena è emersa, possente e inarrestabile.
E con un colpo di coda ha provocato un'onda che ha messo in crisi il socio in riforme, l'ex- cavaliere a suo tempo disarcionato con l'operazione Monti, costringendolo a veder affondare il suo veto di principio su Mattarella sotto l'onda di elogi, pennellate, iconografie da libro Cuore che dipingono il candidato presidente come una irrinunciabile necessità del Paese.
Un uomo pio, ligio, perbene, sul quale scivolano gli schizzi.boomerang di improbabili cercatori di scheletri nell'armadio.
Mattarella sa di dottrina giuridica, di antimafia, di democattolicesimo, è una specie di nonno di Monti con l'animo prodiano e la furia guerresca delle persone miti, per cui anche lo stesso Renzi dovrà fare attenzione o la balena lo disarcionerà gettandolo in pasto alla torma di sconfitti dalla geniale azione strategica posta in atto da lui e da DelRio.
Già, Renzi.
Questa presidenza verrebbe di chiamarla la presidenza Mattarenzi, per quanto sia stata nitida la capacità del nostro di Firenze nel risucchiare verso Mattarella una enorme parte del Parlamento, sbeffeggiando Berlusconi respingendogli Amato e ricattando Alfano, pena l'abbandono da poltrona di ministro.
Uno statista con metodi da corleonese, Renzi, che ha inanellato una serie di successi che in Italia non si perdonano.
La balena bianca ha esondato anche in rete, con i tweets e posts e selfies i clics del premier e dei suoi accoliti più pratici di bit e mouse, dilagando anche nel territorio straniero che sembrava solido feudo solo dei grillini. E a proposito di grillini, diamo una mano al settore tessile e stendiamo un velo pietoso. Non ne hanno azzeccata manco mezza, e in più si è scoperto che la loro protesi in tema d'antimafia, le Agende Rosse, non riesce che a oltrepassare di poco la metà dei voti della componente prodiana. Le Quirinarie on line, che hanno la stessa controllabilità delle primarie PD e che hanno santificato Imposimato, hanno in realtà mostrato i rapporti di forza interni tra le componenti votanti in rete. I numeri sono spietati, e a questa minoritaria importanza dell'antimafia (invece esaltata da Renzi con la scelta di Mattarella) si unisce il capolavoro della schizofrenia: il nome di Bersani, sì, proprio lui, Gargamella, quello oltraggiato in mondovisione da terrificanti masse neuroniche rispondenti al nome di Crimi e Lombardi e umiliato in più occasioni.
Va dato atto quindi a Renzi e a Delrio di aver stravinto l'ennesima battaglia con una grande perizia, quella psichiatrica, fatta all'intero arco del parlamento, e che li ha portati a dedurre ancora una volta l'eterno principio di fondo dell'azione di governo moderna e sbarazzina: agire per il bene del Paese senza chiedere al Paese cosa intenda per suo bene.
La balena insomma va, si prende di nuovo Governo e Quirinale, il Vaticano veglia sornione su di lei e le previsioni meteo sono improvvisamente virate verso uno spiraglio di ripresa economica.
Mare piatto, vento 4 nodi, di cui uno scorsoio.
Avanti c'è posto.


mercoledì 28 gennaio 2015

SIRTAKI


Vladimir Putin, comodamente sdraiato sul divano cinese con il quale ha recentemente sostituito il suo divano italiano, sorseggia rilassato la sua vodka al butano ben ghiacciata e sorride. Sorride perchè il cliente importante ce l'ha, per vendergli il suo petrolio e gas: la Cina. E sorride perchè la Crimea d'occidente, la Grecia in mano a Syriza, può essere utile per restituire all'Europa e agli USA la cortesia di avergli innescato il caso Ucraina.
Fantapolitica, certo. Ma una bella primavera araba in salsa europea potrebbe partire proprio da lì., dalla Grecia.
"Tira più un Peloponneso che una coppia di buoi", dice ridendo Vladimir al suo fido servitore Ratko.
Oddio, ridendo è una parola grossa.
Diciamo che sibila come lo sfiato di un gasdotto, Vladimir. Ed è inquietante anche quando è allegro.

A voi, un libero riadattamento di "Tsorba il greco".





giovedì 15 gennaio 2015

GESU' IS CHARLIE

La furia jihadista lancia il suo attacco alla stampa e l'Europa risponde.
E in particolare l'Italia risponde.
E lo fa a modo suo.
Con una rassegna di acconciature creative e moderne per il pelo sullo stomaco.
E' tutto un fervore di bigodini addominali, creste variopinte all'ombelico e sobri tagli carrè di pancia con tenui colpi di sole su un pelo screziato color tortora in calore, con ricci voluminosi e lucenti come seta.
D'improvviso la stampa, ma quella proprio vera, quella dell'inchiostro impresso su carta da rotative in movimento, risorge e sale sull'altare della Libertà, si erge fulgida e pura salendo su cataste di tablets, aifons, kindles, monitors, giungendo in vetta come fiero baluardo dell'indipendenza di pensiero e di parola.
La stessa stampa data per morta, implosa, da finire per non farla soffrire, la stessa stampa nemica e/o influenzata dai poteri forti, a cui tagliare senza pietà fondi pubblici, la stessa fonte d'informazione che comunque essa sia, di regime o libera, serva o ribelle, deve godere di quella libertà d'esistere che i recenti fatti le hanno conferito nel suo insieme.
C'è chi ha soffiato sul vento iconoclasta che macinava testate giornalistiche come carne di nemico sotto i cingoli della rivoluzione, c'è chi ha messo all'indice giornalisti offrendoli in pasto al gregge mannaro, c'è chi ha avallato questi fenomeni come accettabili contropartite per un rinnovamento radicale dell'informazione, per ridimensionarla rispetto al web, brodo primordiale dell'homo homini virus.
Ma ora tutti ad esibire il "gesuiciarli" d'ordinanza.
Forse ciò che è successo farà riflettere qualcuno sul suo virare a seconda del vento e delle circostanze, o forse no.
Il sensato tentativo di contarsi, di individuare con l'aiuto dei cittadini i casi di fiancheggiamento / contestualizzazione / approvazione dell'azione violenta di Parigi presenti tra la popolazione di fede musulmana deve servire a capire quanto è esteso il fenomeno dello jihadismo timido, della moral suasion saracena, dell'appartenenza a un progetto invasivo delle libertà altrui.
Bisogna poter distinguere tra l'Islam francescano e quello binladesco, tra umanità mite e scheggia di Male che minaccia la pace, è come distinguere i chicchi di grano dalle pallottole, non vedi solo se non vuoi vedere.
Ricordo a me stesso e a chi legge che c'era una volta un arabo, un capellone con tre-quattro metri quadri di stoffa addosso che andava in giro predicando di non fare agli altri ciò che non si vuole venga fatto a sè stessi.
E che fu ucciso per aver bestemmiato.
Vediamo di capirci.



domenica 11 gennaio 2015

CONTRORDINE: ALLAH, A STO PUNTO SALVACI TU

Il terrorismo integralista islamico sta all'islam intero
come la mafia sta alla società democratica.
Ne è la parte maligna, l'inferno della ragione, la cancrena della coscienza. E per quieto vivere si nega, si tollera, si contestualizza, si finge di non vedere, si minimizza e si dà come un dato ormai acquisito che si è infiltrato un po' ovunque, ma ormai fa parte del grande meccanismo di funzionamento della Nazione.
Ci sono ulteriori degenerazoni della mente: a fronte di quanto è accaduto in Francia una cospicua e rivoluzionaria parte di questo sciagurato Paese pensa che il poliziotto ucciso sul marciapiede sia un attore di una messinscena.
E a questo punto comincio a diventare favorevole ad una ipotetica invasione islamica.
Tralasciando questi casi pietosi, rimane certo che senza una collaborazione dell'islam moderato la battaglia è estremamente difficile, considerati i letali tagli alla sicurezza imposti dalla spending review. Duecento presìdi di polizia in meno solo nell'ultima tornata di tagli, e lo smantellamento continua. Ma cosa vogliamo contrastare, con queste premesse?

Un sincero omaggio alla memoria di Ahmed Merabet, poliziotto musulmano morto per garantire la libertà di prendere in giro il suo Dio.






giovedì 8 gennaio 2015

LES TOURS GEMELS

Non è stato un fulmine a ciel sereno. Non era imprevedibile. Non era inevitabile. Ma è successo perchè certe cose non si possono evitare, impedire, disinnescare.
La violenza a sfondo religioso non colpisce solo quando non vuole colpire. Sparisce e torna "in sonno" solo per sua scelta, per freddo calcolo di persone, di esseri umani che liquidare come "fanatici", "casi isolati" è un errore che li aiuta a nascondersi. E a colpire meglio.
Escono da confini europei, vanno ad addestrarsi in Siria o in altre nazioni "a rischio" del medioriente e tornano, indisturbati, liberi, legittimamente in grado di spostarsi ovunque e con qualunque scopo. E la occulta numerosità di queste mine vaganti è il mare magnum nel quale si nascondono. Impossibile controllarli tutti, impossibile tracciare gli spostamenti di ogni singolo, ci si affida alla buona sorte, a fortuite intuizioni, a casuali incroci di elementi.
Lo sterminio della redazione di un giornale satirico francese è arrivato a guastare lievemente il clima di amoroso cosmopolitismo, a inquinare i tanti sforzi di profusione di pace e amore, a gettare una tenue ombra di diffidenza verso chiunque sia solito praticare maniacalmente la religione che più di ogni altra predica la violenza, la conversione forzata del mondo, a qualunque costo. Perchè va detto, quella islamica, per una interpretazione tollerata da troppa gente  ha in sè un seme di medioevale atrocità che non si riscontra con altrettanta veemenza nelle altre religioni, anche nelle loro interpretazioni più integraliste.
L'obiezione più naturale a questo assunto è che il Corano non dice chiaramente di agire come stanno agendo gli estremisti, ma è stata la follia integralista a distorcerne nei secoli il messaggio.
Per mia sfortuna non ho mai conosciuto un musulmano che avesse una sincera considerazione della donna come un elemento diverso da un oggetto, per mia somma sfiga non ho mai letto negli occhi di un musulmano praticante la quieta serenità di un buddista, per mia disdetta non ho mai avuto modo di non riscontrare un gelido silenzio, o giri di parole tese a sminuire la pericolosità, di fronte a domande precise sulle modalità di osservanza dogmatica del testo sacro dell'Islam.
Sarà stata solo sfortuna, chissà.
Dalla fatwa ormai vecchia contro Salman Rushdie e i suoi "Versetti satanici", roba ormai d'antiquariato, siamo giunti all'azione dei singoli che di quella fatwa fecero tesoro e che ora interpetano a modo loro.
Ricordo, qualche anno fa, una dolorosissima vignetta di Vauro in occasione di una proposta di legge che intendeva concedere maggiori libertà nella detenzione di armi: un Cristo crocifisso che con due pistole sparava in testa ai due ladroni ai suoi lati dicendo "sorry".
Nessun integralista cattolico ha mai minacciato, tentato di aggredire, nè additato come prossimo alla morte il vignettista in questione. Perchè la libertà di satira non conosce limiti, ostacoli, l'unico limite che dovrebbe avere è quello insito nel buonsenso, nella mente di chi disegna o scrive, null'altro.
Ve l'immaginate cosa sarebbe successo se la vignetta di Vauro fosse stata atrocemente cattiva nei confronti di Maometto o Allah?
E vi ricordate la performance delle Femen in Piazza San Pietro, mimando un atto sessuale con un crocifisso?
Notate qualche differenza tra una nota di biasimo della Sala Stampa Vaticana e una condanna a morte su scala mondiale?
Ecco, è in questa differenza che si racchiude, a mio parere, la verità inconfessabile sulla religione.
La religione islamica o meglio la sua attualizzazione, per mille motivi, per mille cause culturali, dogmatiche, tendenziali, pseudointerpretative, è la religione più pericolosa esistente.
Vi è mai capitato di vedere d'estate un musulmano barbuto con al seguito un minicorteo di burqa neri contenenti delle spose bambine che lo seguono a pochi passi, cotte dal sole e imprigionate nella loro cella di pesante stoffa che le punisce per essere nate femmine? No? A me è successo, e nelle condizioni in cui ho visto questa scena mi è venuto da pensare che nel nostro variegato Paese la tortura è ancora vietata. Ma era praticata invece davanti agli occhi di tutti, lì, in quel corteo guidato da un grasso semipedofilo che si porta dietro il suo sfogatoio di bassi istinti coperto da tetri teloni.
I perbuonisti, incrocio tra perbenisti e buonisti di ultimissima generazione, oggi tendono a rimanere sottotraccia, silenti, in quella loro posizione di semifiancheggiamento e implicita complicità col mattatoio creato dai loro protetti, troppo liberi di professare il loro credo sanguinario.
Ogni cosa deve avere un limite, che sia satira o che sia religione. E il mare di sangue in cui si rischia di capitolare è il risultato dello stupro di massa del concetto di libertà di espressione e di religione.
La libertà è linfa vitale se associata alla ragione, e letale veleno se associata al fanatismo, e non parlo solo di quello religioso, ma anche di quello filosofico, quello secondo il quale tutto è concesso.
La libertà va conquistata rinunciando ad averla tutta e subito, va guadagnata dimostrando di meritarsela.
E in questo momento tutti, fanatici sanguinari e fanatici del facciocomemipare si facciano un esame di coscienza, se gliene è rimasta qualche traccia non macchiata di sangue.
E complimenti alla Francia per il vergognoso fallimento nella gestione del problema.