domenica 16 ottobre 2011

STRATEGIA DELLA MANSIONE

Insomma ieri a Roma c'è stato un grosso problema.
Una manifestazione oceanica di cittadini pacifici è stata rovinata da una megarissa tra forze dell'ordine.
Forze dell'ordine in divisa si sono picchiati con forze dell'ordine travestite da manifestanti, centocinquanta uomini in divisa sono stati mandati all'ospedale da loro colleghi in borghese.
Una parentesi vergognosa della storia d'Italia (si dice sempre così, fa effetto), ma dico io, se voi sbirri avete beghe personali andate a risolverle altrove, non a margine di pacifiche manifestazioni di protesta contro i porci che vi danno lo stipendio.

Si mormora che i motivi della rissa siano legati a problemi di straordinari non pagati, di banche che non accreditano puntualmente gli stipendi (ecco il perchè dell'attacco alle vetrine di banche) di trasferte per motivi di servizio in alberghi non dotati di bidè (ecco spiegato l'attacco alle vetrate di un hotel), e anche di alcuni finanzieri notoriamente musulmani che non hanno esitato ad attaccare una chiesa e a fracassare in terra una statua della Madonna di Lurd.
Alcuni esponenti della guardia forestale travestiti da blackblocs hanno dato fuoco ad un platano per deformazione professionale, mentre agenti della stradale travestiti da manifestanti violenti hanno incendiato auto, sempre perchè gli ricordavano il loro lavoro. Al verificarsi di questi episodi, i poliziotti in divisa, invidiosi della giornata di riposo che avevano avuto i loro colleghi mentre a loro toccava lavorare, si sono scagliati contro i loro colleghi tentando di investirli con i blindati, mentre un gruppo di alpini in gita con la parrocchia di Don Brufolo ha lanciato molotov fatte con la grappa, piangendo poi per lo spreco ma dando la colpa ai lacrimogeni, sedici esponenti della Guardia Costiera abilmente mimetizzati hanno allagato un asilo perchè avevano nostalgia delle loro uscite in mare, e una settantina di guardie carcerarie vestite da autonomi hanno calpestato le aiuole di un ospedale per sordociechi.

La prossima volta facciamo una manifestazione senza forze dell'ordine.
Siamo stanchi di queste risse, in cui ci va di mezzo sempre la popolazione civile, quella non in divisa, che manifesta spontaneamente e che non commette mai nulla di male.
Giustizia e Verità, anzi, Werità, questo serve.


ah, mi ero dimenticato la frase ad effetto finale:
A.C.A.B. (All Cops Are Bastards, o anche Abbiamo Come Alibi le Bufale)

domenica 9 ottobre 2011

O

Non credendo in nulla ed in nessuno, un agnostico di professione iniziò a non credere nemmeno al suo non credere. Non credendoci, si ritrovò a pensare che il non voler credere nemmeno al suo non credere lo portava a credere in qualcosa, e cioè alla negazione di ogni diffidenza verso il non credere. E allora decise che non doveva credere al suo non credere di non credere, ma anche stavolta si ritrovò il dubbio di star credendo a qualcosa a cui non voleva credere per principio. Si fece spazio quindi nella sua mente il dubbio che stesse confondendo ogni azione di agnosticismo con semplici pensieri, e ogni suo nuovo pensiero era la formulazione di una non-credenza. Non credeva nella vita, nell'amicizia, nell'ammoOore, e insomma non credeva nemmeno a se stesso e ai suoi pensieri. Si considerava mai nato, mai cresciuto e in breve si ritrovò a pensare di essere inesistente.
Quando incontrava gente che lo conosceva, alla domanda "ciao, come va?", rispondeva "non credo proprio", qualcuno obiettò "allora credi improprio", altri risposero "in che senso?", altri ancora "non credi in cosa?". A quest'ultima domanda, l'agnostico agonista cominciava la sua litania: "non credo di non credere in ciò che non credo, e non credendo di non credere temo di credere in qualcosa, per cui posso solo credere al mio non credere, di conseguenza credo in qualcosa e ci sto male".


Gli infermieri del reparto psichiatria erano gentili, in fondo. Quelli in fondo, nella guardiola, perchè quelli che si aggiravano tra i letti erano dei carognoni, si divertivano a distribuire cruciverba ma senza dare la penna, cosicchè i pazienti dovevano cercare di ricordarsi che lettera avevano scritto mentalmente in ogni casella, ed era un'impresa ardua finirli. Ma l'agnostico olimpionico era l'unico che riusciva a compilare mentalmente tutti i cruciverba, a modo suo. Riempiva ogni casella con una "O", che per lui in realtà era uno zero, e quindi sapeva esattamente cosa c'era scritto in ogni casella. E quando gli chiesero "perchè ci metti tutte O"?, il diffidente agnostico bastiancontrario rispose: "O". Gli infermieri raddoppiarono le dosi di sedativo, e l'iperagnostico cominciò a dormire, ma a dormire proprio profondamente, con la bocca aperta, proprio a forma di "O". "cazzo, questo continua a fare i cruciverba anche mentre dorme, bisogna fare qualcosa!", dissero gli infermieri, e riferirono tutto al primario.



Il dottor  De Lirio era un magro ed anziano professionista, con la barbetta alla SigmundFreud ma non vi dico dove per pudore, per il resto era totalmente pelato, glabro, non aveva nemmeno le sopracciglia, si depilava con impacchi di soda caustica perchè la domenica pomeriggio odiava stare a sentire le partite alla radio e quindi si era inventato questo strano bricolage, nella sua lunga carriera di neuropsichiatra ne aveva viste di tutti i colori, ma questo paziente decisamente lo disorientava. Nei rari momenti in cui era sveglio (il dottore, mica il paziente), compilava cruciverba solo con le lettere "N", che per lui stavano a simboleggiare un numero generico, un significato matematico indefinito.

Dopo alcuni mesi di degenza comune nel reparto (in comune tra lui e i suoi pazienti), pensò di unire alternativamente le lettere inserite dal suo paziente con le sue, ricavandone una sfilza interminabile di "NO".
Ecco che riveniva fuori l'agnosticismo ancestrale del suo paziente, tutti quei NO erano gli incastri di negazioni a catena, e al contempo l'unione tra un numero indefinito e uno zero, ripetuta all'infinito.
 E a proposito di infinito, si rese conto che in matematica viene indicato con un otto orizzontale, che sembra tanto una definizione di cruciverba, e oltretutto è composto da due zeri affiancati e imbragati da una cinghia, o anche una lettera ripetuta due volte, indovinate quale? la O.

La scoperta lo rese folle, prese il posto del suo paziente nel reparto, e il paziente ultraagnostico indossò il suo camice e cominciò a girare nel reparto senza parlare MAI, tranne quando rispondeva a qualche domanda con il suo ormai mitico "non credo".

L'incontro con il parroco del carcere... pardon dell'ospedale psichiatrico fu la goccia che fece traboccare il vaso.
Decise di suicidarsi a colpi di comodino e, per espiare tutto il suo agnosticismo di una intera vita, lasciò scritto che voleva essere seppellito non in una normale cassa da morto, ma in una credenza.

Ma il suicidio non riuscì.
Adesso è ancora lì, che vaga in camice bianco per i reparti, con il suo cruciverba in bianco perchè è a dieta, e con il suo non credere ripetuto all'infinito.
Se lo incontrate non chiedetegli niente.
Potreste aver voglia di indossare il suo camice.

martedì 4 ottobre 2011

AMANDEREDITH

Canto dell'arme e degli angusti giorni
trascorsi in celle a cui bilancia invia
se di giustizia è simbolo allor quei porni
girati ad Arcore sian  tirannia

se invece dea colpisce solo i soli
e per n'ovetto ti rovina e è ria
allor sia spada su quei diletti voli
che lievi trancian cavi di qualche funivia

na negretta è morta, e n'altro nero è dentro
un terzo nero approva perchè è in alto
na storia in nero e odor di rododendro
e un bel pretesto per testa d'asfalto