sabato 20 aprile 2013

IL SENNO DI MAI


C’è qualcosa di disarmante nel leggere la situazione attuale, odierna, del nostro Paese.
E’ la constatazione della riuscita del progetto liberatorio, partigiano, vendicatore partito da Beppe Grillo, che si è concretizzato nella craxizzazione di Bersani.
Credo che l’ormai ex segretario del PD corra in queste ore anche pericoli per la sua incolumità personale, per come si trova aizzata contro di lui la base del partito, quella che non gli ha perdonato l’aver seguito il percorso logico conseguente ai ripetuti rifiuti e oltraggi del nuovo che avanza.
Bersani che fa l’incontro con Crimi e Lombardi che lo sbeffeggiano leggiadramente, Grillo che in ogni piazza d’Italia lo umilia, infama, accusa, addita come l’origine del Male, e che fino all’ultimo momento, in una piazza friulana dove si gioca una partita sulle amministrative, non manca di fargli un discorso del tipo“ok, smetto di prenderti per il culo, però tu adesso candidi il MIO candidato, che prima era tuo ma che è passato tra le mie file, e tu me lo fai votare. E se ti comporti bene, se me lo candidi, ti faccio fare il governo”.
Cinquantadue giorni di rifiuti, insulti, aria fritta, stallo del Paese, per arrivare a concedere la possibilità di avere un governo solo dietro all’accettazione di un ricatto. Perché di questo si tratta.
”Finora no, ma oggi, improvvisamente, se metti il nome che dico io possiamo dare vita ad un governo, hai davanti una sterminata prateria di coerenza che ti metto a disposizione se mi fai il nome di Rodotà”
Più o meno il concetto è questo.
Ce ne sono di scene-chiave, in questo film.
Bersani che prega i grillini in tutti i modi, perché ha impostato la sua campagna elettorale su un “mai con Berlusconi” al quale si trova ora impiccato per l’impenetrabilità del muro grillino, che respinge ogni dialogo con l’accusa di fare scouting, che aggredisce chi cerca di fare da “pontiere”.
Bersani che, oltre all’attacco di Grillo in versione iena ridens lanciata sulla carogna morente del PD, vede unirsi a questo attacco anche un’altra iena, un certo Renzi, che lo aveva umiliato dicendogli “ci vuole dignità, non bisogna inseguire Grillo” e poi, al momento giusto, gli dice che è un inetto perché non accetta il dikat di Grillo sul nome di Rodotà.
Prima lo insulta perché cerca Grillo, poi lo insulta perché non esegue ciò che dice Grillo.
Bersani affranto che davanti alle telecamere soprassiede sull’attacco fratricida di Renzi e dice che lo fa solo per amore del partito, ma non riesce a mascherare il disgusto.
Bersani che oltre a tutto questo vede aggiungersi all’attacco anche Vendola, che con nonchalance spinge anche lui per far dire a Bersani il nome di quel Rodotà che viene usato per schiantare il PD, l’ostacolo all’ascesa rapida di Vendola nell’Olimpo, e ne approfitta anche Niki, come no, già che ci siamo…
Tre iene su una carogna, la base aizzata a dovere che invece di difendere innanzitutto l’unità del partito cade nella trappola e lo lincia, il suo partito, assiste anzi no, partecipa al lancio di monetine del nuovo che avanza contro un Bersani ormai umiliato dalla protervia della simildemocrazia senza regole morali, che trita un partito storico con una disinvoltura sconfortante.
E’ il trionfo del progetto grilliano, che si vanta del vederli cadere uno alla volta, come i dieci piccoli indiani, e vola, sovrasta, trionfa, continua ad usare come alibi per il delitto il fatto che Bersani sia veramente andato incontro a Berlusconi dopo avercelo costretto, una manovra da bassifondi della prima repubblica che nessuno nota e se lo nota il fine giustifica i mezzi, chissenefrega, siamo in emergenza.
Non pensavo di trovarmi a difendere innanzitutto l’Uomo Bersani, prima del modesto raccoglitore di cocci che risponde al nome di “segretario del PD”. Non mi interessa adesso parlare dell’incapacità o malafede di Bersani nella disastrosa gestione del vantaggio che aveva sul PDL, mi interessa far notare come è stata trattata la Persona Bersani.
I mondiali di tiro al Bersani si sono svolti con la massima disinvoltura , uno spettacolo che porta alla fine il segretario del PD a esprimere il suo disprezzo per i “suoi” andando ad abbracciare quel tomo di Angiolino Alfano,  come a dire “meglio dei nemici dichiarati che degli amici traditori”.
Vedremo a cosa porterà questa gioiosa rivoluzione rodotata.
Bersani si è dimesso, il PD è morto, non fiori ma opere di belve.
Ognuno si prenda il suo pezzetto di carogna, e buon appetito.


p.s.: continuate a stracciare tessere del puzzle, è un vostro diritto.
Ma poi non lamentatevi se non ci capite un cazzo.