sabato 4 luglio 2015

I NUOVI MOSTRI



La metamorfosi è ormai compiuta, le crisalidi sono ormai vuote e ciò che prima era larva ora è animale completo.
Dopo anni di accurato martellamento sulla “rivoluzionarietà” utilitaristica (e cioè l’arte di riscattarsi da uno strapotere sostituendolo con un affascinante mediocrismo di massa pilotabile su secondi fini), dopo la sistematica demolizione dei pilastri del buonsenso ad opera di un malcelato desiderio di vendetta sociale per pance, si è giunti finalmente allo sdoganamento del tutti contro tutti come risorsa inesauribile, come fertile terreno per la semina del caos da assalto ai forni di manzoniana memoria, o da assalto alle scialuppe di titanica memoria, fate voi.
La pletora di eroi del cambiamento che s’affaccia nel nuovo secolo ha un che di nuovo, come tutte le sorprese che ci fa la Storia, ripetendosi sempre sotto nuove e mentite spoglie che però non possono fare a meno di mostrare la vera natura che sottende ad ogni fenomeno.
Una volta gli eroi si collocavano nell’area che il prof. Carlo Maria Cipolla definiva “disgraziati” o “sfortunati” nel suo illuminante studio sulla stupidità. Erano riconducibili infatti a chi, con la sua azione, tende a causare danno a sé stesso, ma crea anche vantaggio a qualcun altro.
L’eroe di un tempo era in sostanza una sorta di autolesionista che si sottoponeva al rischio di un danno personale pur di migliorare la condizione della collettività, per portare beneficio agli altri.
Gli eroi diffusi odierni invece, poiché accecati da un compito autoassegnato di redenzione del mondo a proprio gusto, si collocano nell’area degli stupidi, ovvero di “chi causa un danno ad un altra persona o gruppo di persone senza nel contempo realizzare alcun vantaggio per sé o addirittura subendo una perdita.”
La chiave di lettura del fenomeno sta proprio nel fatto che tale categoria di nuovi mostri del masaniellismo non esita a negare in modo infantile l’esistenza di un danno, o a inventarsi un vantaggio collettivo inesistente, il tutto pur di accarezzare di nascosto ma in pubblico un proprio bisogno primordiale, che può essere un interesse personale o un semplice interesse verso l’affermarsi al centro dell’attenzione come nuovo che redime, purifica, distrugge per il gusto di farlo senza avere alcuna idea sensata su come ricostruire.
Creando però sistematicamente rimedi peggiori dei mali.

I nuovi mostri sono persone qualsiasi con un animo da nazista, sono concentrati di cinismo ben incartati e con coccarde sgargianti, sono il peggio dell'homo homini lupus che sfila sul red carpet dell'ignoranza firmata, sono il salotto buono con i cadaveri sotto il tappeto, sono tutto ciò che è sempre stato ma con l'aspetto di una novità.

“In futuro ognuno sarà famoso al mondo per quindici minuti”, sembra abbia predetto Andy Warhol.
Ecco, questo voler compulsivamente affermare la propria capacità di rivoluzionare il mondo è semplicemente un continuo selfie con cui bombardare le altrui capacità di assimilazione o, al contrario, di sopportazione della stupidità.