venerdì 9 novembre 2012

ESCALATION

- allora, come va?
-  eeeee ..niente, tutto bene, ci siamo fermati n'attimo a pisciare all'Autogrillo, come fanno tanti,  e poi proseguiamo verso il centro, ma sempre tenendo la destra e lasciando libere le corsie più a sinistra, quelle dove si corre di più e poi ci si fa male, anche se adesso ci sono i tutor della Finanza che insomma lo vedono se corri troppo, solo che se ciai la targa svizzera la fotocellula non riesce a mettere a fuoco, un fenomeno strano......
- ti sento un po' confuso......
- vorrei vedere te, a stare in sto cazzo di Paese dove hanno usato lo Stato per accompagnare a casa le puttane e usano le puttane per accompagnare a casa lo Stato, si incarta tutto....
- Ma non mi dire.....
- Ah, a proposito: in America ha rivinto coso ...... quello negro ...... come si chiama ...Barama .. siamo fregati .... altri quattro anni di politica afroamericana ... ma te rendi conto ... che solo per fotocopie di carte d'identità i negri ci fanno spendere il doppio di toner .... no... non è possibile ... questa è negrocrazia, non sò io che sò razzista, eh, sono loro che sò tanti e consumano risorse.......
- ma scusa, ma tu non eri quello liberale, ecologista, di larghe vedute, contro il bavaglio e contro i razzismi?
- Vabbè che c'entra, quello serve per non fare brutta figura quando si parla tra persone che vogliono far vedere che sono intellettuali ... è na recita .... ma sotto sotto semo tutti fascisti, perchè noi praticamente trasferiamo sulla collettività i nostri stessi difetti così possiamo dire "così fan tutti" ...
- no, così fanculo
- così fan tutti, ti dico...........
- e io ti ripeto: così fan culo
- comunista!
- frocio interista!!
- Juventino ladro!
- Pccion d mamt!!!
- Eh?
- niente, và ......

giovedì 6 settembre 2012

MEMORISK

- E' sua questa valigia?
- Sì, è il mio bagaglio d'esperienza
- Apra.
- Ma perchè, scusi? Il cane non l'ha degnata nemmeno di uno sguardo!
- Poche storie, apra, che abbiamo fretta.
-  Va bene, ecco. Delusioni, amorazzi giovanili, occasioni perse, successi, fallimenti, intuizioni, errori clamorosi, impegni assunti e portati a termine, cose lasciate a metà, mazzate nelle gengive, male fatto ad altri, alibi, scuse, motivazioni, illusioni ostiche, pepate di cozze mal digerite, fiammate di ritorno, notti in bianco, riesumazioni tardive, panettoni avanzati dai Natali poco allegri, giornate memorabili, lampi di gioia, grandinate di cacca, ginocchiate nei comodini, ritardi in anticipo, sorrisi di circostanza, mugugni girati dall'altra parte, trascinamenti di rapporti, menefreghismi cingolati e noccioli sputati dal finestrino. Come vede non c'è niente di illegale.
Posso rimettere tutto dentro adesso?
- No, il cane è ancora agitato, sicuro che non ci sia altro?
- Avrete sbagliato marca di croccantini, cosa vuole che le dica.....
- Per esempio, quel contenitore lì cos'è?
- E' un portaricordi a tenuta stagna.
- Lo apra.
- Non posso, è a chiusura ermetica, se lo apro volano via.
- Non funziona come scusa. Lo apra.
- Ma le ho detto che non posso, non può farlo annusare al cane?
- Non è addestrato per riconoscere tutte le droghe, per cui deve aprirlo e facciamo un controllo visivo.
- Ma da quando i ricordi sono una droga, mi scusi?
- Da sempre. C'è moltissima gente che vive di ricordi, se ne fa una dose ogni tanto, in alcuni casi spessissimo, ne ha bisogno per andare avanti.
- ma se apro il contenitore volano via e non mi rimane più niente!!!!
-  sono droghe molto volatili, anche se lasciano tracce indelebili la maggior parte si dissolve col tempo.
- no, non apro, sono troppo preziosi per me.
- ok, allora mi segua in ufficio, lei è in stato di fermo per resistenza a pubblico ufficiale, e il contenitore lo apriremo lì e ne verbalizzaremo il contenuto
-  va bene, allora mi ascolti: qui dentro ci sono ricordi lasciati da mio padre, esperienze trasmesse da mia madre, mio nonno, è una base da cui sono partito per fabbricarmi il resto del contenuto mettendoci del mio, non potete sequestrarmi il mio passato, ho bisogno di assumerne una dose ogni tanto, ho anche la certificazione medica che lo attesta, è un trattamento terapeutico, vuole andare contro il parere di un medico?
- giovanotto, dalle dimensioni del contenitore qui c'è troppa roba per essere di uso personale, siamo al sospetto di spaccio, lei secondo me lascia pure in giro sta roba, la cede ad altri non so se gratuitamente o a pagamento, in ogni caso la cosa è sospetta.
- le ripeto che è per uso personale, se ne cedo un po' lo faccio solo ad amici e persone che mi stanno a cuore, pochi intimi...
- quindi ammette lo spaccio e cessione a terzi?
- ma lo faccio solo per scambiare esperienze, in modo che altri non ricadano nei miei stessi errori...
- lei non deve cedere proprio niente a nessuno, altrimenti salta il concetto di uso personale e si sconfina nello spaccio, come glielo devo spiegare? mi dia quel contenitore e facciamola finita
- guardi che se lo apre lei poi assume tutto il contenuto, volente o nolente, e non so che effetto può farle... senza contare poi che lei in servizio non può assumere certo droghe, anche se per cause di servizio, comunque diverrebbe un assuntore di sostanze mnemoniche calibrate per un altro organismo, trasgredirebbe la legge e si assumerebbe tutte le mie paure, ansie, brutte giornate passate, ma anche tutti i bei momenti altrui che andrebbero a mischiarsi coi suoi bei momenti e non li distinguerebbe più .. non so se le conviene.... lei per esempio quale droga ha sempre con sè, quale ricordo?
- la foto di mio figlio a tre anni, nel portafoglio....
-  ecco. Me la darebbe?
- ma nemmeno per sogno, ne ho bisogno, devo guardarla ogni tanto per sentirmi bene...
- lo sapevo. Drogato!!!!! Ora chiamo il suo collega e la denuncio, che ne dice? Vabbè guardi, mi ha trovato in giornata buona, mi lasci in pace e si porti via pure sto cane che mi sta pisciando sul borsone delle ansie, che se prendono umidità cominciano a gonfiarsi e poi è un casino....
- Può andare, raccolga la sua roba e se ne vada....
-  E certo che me ne vado!!! Drogato!!! Ma guarda te che esempio deve dare la gente con una divisa addosso!! Ma dove andremo a finire!!

mercoledì 11 luglio 2012

CON IMPUTATA STIMA

E alla fine, anche sora Giustizia giunse a destinazione.
Dopo un lungo viaggio di un decennio, si è giunti alla sentenza sull'allegra rimpatriata tra celerini avvenuta in una notte dell'estate 2001 a Genova.
Diciamo che, a una certa ora della notte, un gruppo di uomini in divisa fa irruzione in una scuola e massacra decine e decine di ragazzi, così, per scaricare la tensione della giornata. Una intera giornata di guerriglia sfiancherebbe anche il sistema nervoso di un androide, e visto che di androidi non si trattava, si pensò bene di portarsi da casa l'alibi per quell'azione di pura vendetta, una spedizione punitiva.
Degli uomini in divisa asportano - da un magazzino di custodia corpi del reato -  delle bottiglie molotov precedentemente sequestrate, per far risultare che l'attacco a base di calci e manganellate, con le teste di ragazzi schiantate sui termosifoni e sui muri, era più che legittimato dal ritrovamento di quelle bottiglie pronte all'uso.
Sul pavimento strisciate di sangue, qualche incisivo, urina liberata per lo shock subito, vomito, ciocche di capelli, vestiti e zaini abbandonati, orme di anfibi d'ordinanza finiti in qualche pozza di liquidi organici.
Lo Stato quella notte si tolse la divisa e si vestì da teppista, le stellette lasciarono il posto alle svastichette, e l'Uomo lasciò il posto al boia. Bisognava dare una "lezione" ai sovversivi che dormivano nei corridoi, rei di aver partecipato a non si sa cosa, non si sa dove, non si sa se erano coinvolti, ma nel dubbio li meno.
Qui trovate un racconto della faccenda, della manovrina dilettantesca delle molotov migrate da un deposito ad una scuola-dormitorio, e trovate, oddio, no, alcuni nomi importantissimi per questo Paese, finiti in quella storia ad eseguire ordini inascoltabili in un Paese civile, ordini che hanno ucciso la loro carriera.
Giovanni Luperi, ex vicedirettore dell'Ucigos ed attuale capo sezione analisi dell'Aisi, che prima si chiamava SISDE, insomma i servizi segreti interni;
Francesco Gratteri, capo della Direzione centrale anticrimine;
Gilberto Caldarozzi, direttore dello Sco, il Servizio centrale operativo;
e altri dirigenti di alcune importanti squadre mobili e di altri uffici territoriali.
Gente che ha svolto importanti operazioni, rischiato la pelle, catturato gente come Provenzano, gente che prima e dopo la Diaz aveva onorato la divisa e lo stesso Stato che fu mandante di quella operazione di terrorismo, intimidazione, violenza gratuita, maltrattamento, sequestro di persona con l'aggravante degli utili motivi.
Dispiace sapere che gente come Gratteri abbia dovuto piegarsi agli ordini peggiori che un tutore dell'ordine potesse ricevere, ma immagino sapesse, quella notte, che stava compromettendo il suo futuro.
Immutata stima per il poliziotto integerrimo, imputata stima per il boia, yin e yang, bianco e nero, come al solito.
Lo Stato ha ordinato allo Stato di comportarsi da antistato, poi lo Stato ha processato quello stesso Stato per i suoi comportamenti anti-sè stesso e lo ha rimosso per aver eseguito gli ordini ricevuti da colui che lo ha comandato, poi imputato, processato e condannato, che poi sarebbe sè stesso.
Kafka al confronto sembrerebbe Gasparri dopo una dozzina di grappe.
Ma questo è.
L'immutata stima è l'ostinazione a voler vedere solo le parti pulite di un vestito che ha una macchia di sangue e cacca, l'attaccarsi disperatamente al buono che è stato fatto negli anni per eclissare le conseguenze fetide di una notte di follia.
Nel pezzo che ho linkato su si parla di una telefonata di Bertinotti a DeGennaro riguardo all'assalto alla Diaz, con l'agghiacciante risposta "Cosa vuole che faccia, quella non e´ un´ambasciata... Non c´è extraterritorialità. Quello che sta avvenendo è una sorta di controllo del territorio. Non le posso dire altro, ma non mi può chiedere una protezione come fosse un´ambasciata".
Le teste spaccate di quei ragazzi sono guarite da un pezzo, ora a sanguinare sono le teste pensanti dei migliori uomini dell'antiterrorismo fottuti e cestinati da chi li ha sviliti al ruolo di macellai.
E ti saluto, immutata stima.
Una divisa distingue un comune cittadino da un tutore dell'ordine.
Se i comportamenti di un tutore dell'ordine diventano uguali a quelli di un comune cittadino teppista, la divisa diventa un costume di carnevale, con annesso trenino a ritmo di samba.
E a fare i locomotori del trenino quella notte ci misero gli uomini migliori.
Pensa te se ci mettevano i peggiori.



venerdì 27 aprile 2012

THE DARK SIDE OF THE MONA

Giustizia, equità sociale e onestà intellettuale sono da vendersi come bisogni collettivi.
Il mercato liberista dei bisogni morali collettivi si mette in moto, rileva il bisogno, dove non c'è lo crea, induce a desiderare il prodotto e infine crea il prodotto ad hoc, veicolato mediante testimonial carismatico, e distribuito a domicilio tramite la Rete.
Il passaggio successivo è l'aggressione dei competitori sul mercato, mediante delegittimazione della qualità di ogni prodotto equivalente che già era presente magari da decenni, ma che era veicolato in maniera sbagliata e con testimonials in discussione perchè già vecchi sul mercato, per cui attaccabili per qualche azione errata.
Il segreto della mission è erodere la clientela dei concorrenti già presenti, aggredendo il mercato con prodotto riversato a prezzo stracciato sottoforma di assecondamento degli istinti più bassi di rivalsa e vendetta sociale, con slogan ben congegnati che facciano immedesimare il consumatore, fidelizzandolo.
La fidelizzazione viene portata poi all'estremo agendo sulla clientela più attenta, esigente e quindi "costosa", impedendogli la diffusione di pareri negativi sul nuovo prodotto, censurando tentativi di individuazione degli elementi in comune tra il nuovo prodotto apparentemente innovativo e i vecchi prodotti ormai collaudati ma "maturi" per il gusto del pubblico.
Il produttore quindi opera una "scrematura" della clientela, tenendosi quella più influenzabile, facendola sentire parte di un unico corpo acquirente e illudendola perciò di avere il potere contrattuale di mettere in difficoltà il produttore dei bisogni.Non solo: in omaggio al principio che tanta fortuna ha portato a programmi come quelli di Maria de Filippi, il cliente non è più spettatore passivo, ma è lui stesso protagonista della veicolazione del prodotto, esponendosi in prima persona e mettendosi in competizione con altri clienti che procacciano nuovi segmenti di mercato di loro conoscenza.
Sulla base di questo passaggio si innesca il meccanismo del cliente-venditore, in una sofisticata elaborazione mentale del multilevel marketing, con importanza sempre maggiore conferita ai clienti che riescono a fidelizzare il maggior numero di ulteriori clienti un tempo disinteressati al prodotto o legati da tempo ad altri marchi.
Il processo di fidelizzazione si completa infine stimolando l'istinto bellico dell'individuo, indicando di volta in volta i prodotti concorrenti da boicottare ed attaccare in pubbliche assemblee tra clienti, ottenendo così un coacervo di volontà asservite al bisogno deformato al punto tale da rinnegare altri bisogni da sempre basilari (come l'esigenza di poter esprimere sempre il proprio parere), tumulandoli nei sepolcro imbiancato della "salvazione" collettiva ad opera di un gruppo di "eletti" che altri non sono che gli acquirenti di un bisogno deformato e piegato alle esigenze del leader di mercato.
Sopravviverà solo il prodotto presentato meglio, quello che fa pensare all'acquirente di aver scelto liberamente, pur essendo conscio di esser passato sopra a compromessi con la propria volontà ed indole che prima sembravano irremovibili e non negoziabili.
Il cliente così "formato" avrà competenze e capacità critiche di discernimento indirizzate solo verso la concorrenza, mentre rimarrà del tutto silente sui difetti del prodotto che ha comperato, proponendolo con entusiasmo pilotato ad ulteriori potenziali clienti.
Il mercato a quel punto lavora da solo, e il produttore deve solo badare a non mettere il prodotto in condizioni di stress qualitativo, negandolo ad ogni proposta di test comparativo con i prodotti della concorrenza.


John Bob Houseleggio - "teoria e tecnica del grillismo applicato"

lunedì 5 marzo 2012

DOVE C'E' BALILLA C'E' CASTA

Bello.
Mi piace sta cosa dell'interesse della collettività per scavalcare TUTTO.
Puoi fare qualunque cosa, se dici che è qualcosa che serve alla collettività.
E il bello è che il volere degli Italiani è quello che vuoi tu, personalmente, di tuo interesse.

Vuoi fare una grande opera?Serve alla collettività.
Ma se si viola il diritto alla salute di una parte della collettività? Pazienza, l'interesse della collettività è più importante, per cui che si fottano.Allora, se il diritto alla salute (e quindi alla vita) di una parte della collettività può essere sacrificato per il progresso di tutti - vedi per esempio in Valsusa - allora..... allora vengono fuori risvolti interessanti ....
Pensa: se trafori quelle montagne metti per aria micropolveri d'amianto, ma la TAV serve al progresso del Paese, per cui chissenefrega se faranno il bis del caso Casale Monferrato - Eternit.E' l'uovo di Colombo, l'alibi che trova sempre degli ammiratori, i "modernisti", gli "avanguardisti", i fanatici della moneta elettronica, dell'edonismo merkeliano, del rigore per fallo in area euro, delle punizioni con barriera all'uscita.
Con questo semplice principio puoi scavalcare anche la Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo, credetemi, funziona sempre.L'interesse pubblico sopra ogni cosa.Possiamo risolvere la crisi in pochissimo tempo.

Per esempio: che sò tutti sti anziani in giro? Eh? Quelli prendono soldi dalla collettività e non spendono, consumano ossigeno, non si fidano, non fanno girare soldi,  li fanno solo spendere a noi per tonnellate di farmaci e pannoloni e cateteri e giornate d'ospedale, e insomma sò troppi, costano troppo.
Facciamo così: siccome risparmiare le loro pensioni sarebbe un indubbio progresso per la ricchezza della collettività, sterminiamoli.

Poi, chi c'è che consuma e non produce? I precari che non lavorano al nero, ecco, quelli che si disperano e vanno solo in giro a parlare di sfighe e a manifestare, quella è un'altra bella fetta di popolazione che non serve, che non fa progredire la collettività in quanto ne è un costo.E' interesse collettivo deportarli alla frontiera, e buttarli fuori dal Paese.Bella, sta cosa dell'interesse collettivo.Fare un inceneritore provocherà tumori a chi ci abita vicino?
Pazienza, scusa, l'interesse collettivo è predominante.

Grande idea, Presidente.Come l'Europa.E' interesse della collettività farne parte, per cui poche storie e fate silenzio, l'Europa non è in discussione.Bello eh? Con sta bandiera tutta piena di stelle, tipo quelle dell'America, ma a noi sò di meno e anche più grosse, tutte in cerchio, a simboleggiare l'Unione, macchè scherzi?
E' una figata, un'idea che entusiasma folle di pensatori e non, i soldi bisogna farli girare.Pazienza per chi muore.E' il prezzo che chiede il progresso, no?Magnifico, Presidente.Ah, senta, già che c'è: mi fa diventare interesse collettivo la necessità di eliminare ogni gocciolamento dai balconi, per risparmiare acqua?Ho una vicina che quando stende i panni sgocciolano sul mio balcone, mi danno fastidio, insomma veda lei.So già che, se vuole, potrà accontentarmi.
Ossequi.

domenica 4 marzo 2012

CHECCAvolodici

 Ho trovato sorprendente, ma in fondo non più di tanto, lo sfogo quasi isterico di un Aldo Busi in versione Santa Inquisizione Frocia che in  questo articolo spara a zero su un defunto ancora caldo, Lucio Dalla.
Il trapassato, secondo l'inquisitore, è reo di non aver mai ammesso pubblicamente la sua omosessualità, di aver comunque sempre frequentato la Chiesa, di aver avuto amicizie anche con Craxi, di aver scritto canzoni d'amore dedicate a donne pur essendo lui gay, e di non aver mai speso una parola a difesa dei deboli.
Non so se il pulpito da cui parla questa sorta di incrocio malriuscito tra Sgarbi, Malgioglio e la Lecciso sia fatto da solido legno, stagionato al sole dell'onestà, o se sia solo legno marcito e tarlato dall'invidia, l'ennesima occasione non persa di attirare le luci della ribalta a spese di un cadavere, ma tant'è.
Busi, l'intollerante e intollerabile pasionaria del "tutto purchè si parli di me", la ridicola macchietta di gay in perenne sindrome premestruale, l'improbabile Padre Tereso di Combutta che ha fatto del trash l'unica àncora di salvezza per rendere indimenticabili le sue presenze televisive, il MarioCallas della polemica comunque urlata ostentando cultura sterminata dall'idiozia, è egli stesso un eccesso che si ciba di sè e della sua scarsa fama.
A partire dalla squallida "Isola dei Famosi" fino ai talk-show che lo chiamavano solo per far alzare i toni, affidando il crollo nel cattivo gusto agli urlacci checcati del Busi, la carriera del nostro inquisitore è costellata da episodi di cui programmi come Blob si sono cibati per anni, con la perla dell'uscita dal reality-show affidata ad un coup-de-theatre basato su?.... ... un attacco al Papa, e ti pareva, lui che odia Celentano si è messo a farne l'antesignano non dal palco di un Sanremo, ma dal "confessionale" di un reality di uno squallore sempre più impareggiabile.
Chi è Busi?
Mi astengo dal dare giudizi.
Date un'occhiata a questo , trattenete i conati, se potete, e provate pietà per un vivo che non ne ha avuto per un morto.
L'ha avuta, la sua ribalta sciacallesca a danno di un morto, il Busi.
Ma essendo quel che è, ha solo fatto in modo che ritornasse in circolo, più forte che pria, il suo memorabile pistolotto che sembra quasiquasi un discorso in difesa della pedofilia ....
Meglio stendere un velo pietoso, tanto Dalla è più vivo di lui. Molto.

venerdì 3 febbraio 2012

QUALCUNO TOCCHI ABELE

L’eco della decisione della Cassazione non si è ancora spenta.
Chi è indagato per violenza sessuale di gruppo può non essere necessariamente pericoloso per altri, non è detto che possa ancora commettere lo stesso reato (non è facile organizzare tutti i giorni orge con malcapitate) non è detto che possa tentare la fuga (non è facile organizzare fughe all’estero quando sei stato arrestato e non puoi lasciare i confini nazionali), non è detto che possa inquinare le prove (è rischioso cercare di fare pressione sulla vittima affinchè ritratti o ritiri la denuncia) e quindi può anche essere superfluo, eccessivo e ingiusto  tenerlo in carcere. Lo si può tenere ai domiciliari, o obbligarlo a non muoversi oltre i confini di un certo territorio.
In sostanza, finchè non si arriva almeno alla sentenza di primo grado non si può definire iena da branco un individuo che ancora deve essere giudicato, e quindi il principio della presunzione d’innocenza va applicato alla lettera.
Meglio un colpevole a piede libero che un innocente in carcere, ovvero: meglio un potenziale stupratore a piede libero che un innocente spettatore di una serata “goliardica” a base di carne umana rinchiuso in carcere tra gentaglia di chissà quale provenienza.
La nostra Costituzione, nata dopo gli shocks emotivi delle brutalità del ventennio, ha messo nero su bianco dei principi così attenti alla tutela dell’individuo denunciato che alla fine ci si è dimenticati di spendere anche qualche parolina per le vittime.
Le vittime le tutela da sé il buonsenso collettivo, la pietas di estrazione cattolica, il generalizzato senso di protezione che normalmente si ha nei confronti della vittima; i carnefici invece, non riscontrando l’amorevole senso di protezione dell’opinione pubblica, li tutela direttamente la Legge.
Ripetiamo: gli indagati li tutela la Legge, le vittime le tutela il sistema di protezione e assistenza messo in campo da strutture statali e dalla famiglia (psicologi della ASL, rete di amici e parenti che proteggono lo stato di fragilità emotiva della vittima).
Solo che la Legge è un elemento certo, oggettivo e scritto, mentre la rete di protezioni della vittima può avere falle o malfunzionamenti non sanzionabili. Potrebbero ritrovarsi faccia a faccia al supermercato l’indagato in attesa di giudizio e la sua forsevittima, magari al reparto ortofrutta, con lui che, sempre scherzando goliardicamente, le consiglia l’acquisto di banane o cetrioli, così, tanto per scherzare, per goliardeggiare. E se poi la forsevittima è in giro per il supermercato indossando una gonna e non i jeans, ecco, allora se le va proprio a cercare, provoca.
E se poi magari la vittima viene perquisita e si scopre che ha comprato una scatola di profilattici, beh, allora comincia a venire il sospetto che ci stia facilmente un po’ con tutti, se si attrezza con tanta dedizione.
A me può capitare di essere coinvolto in una serata tra amici, magari si è bevuto un po’ troppo, è venuta a bere con noi una nostra amica abbastanza disinibita, e cosa vuoi, partite in tivù non ce ne sono, sul canale otciannelxxxx danno un filmettino niente male, una cosa tira l’altra, insomma può succedere che si aiuti la ragazza a privarsi degli indumenti, e insomma ne viene fuori una seratina allegra, magari disturbata da qualche urlo della tipa, ma si sa, in fondo le piace la cosa, tant’è vero che è pure venuta al pabbe a bere in minigonna, quindi l’intenzione più o meno c’era.
A me o a chiunque può capitare tutto questo, può capitare che io sia solo spettatore di una serata allegra con una tipa non molto consenziente, ma si sa, spesso le donne fingono ritrosia per stimolare un corteggiamento ancora più intenso. Lo dicono anche i trattati di maschilismo, e poi corteggiare deriva da Corte, e quindi, come vedete, la Legge c'entra eccome.
E insomma dicevo: cosa vuoi, mica posso fare il guastafeste che dice “no, fermi, che fate, lo vedete che non vuole”, oppure, peggio ancora, mica posso dire “se non la piantate chiamo la polizia”, mica si fa così, sarei sempre il solito bacchettone e moralista che rovina tutto.
E quindi, solo per non aver disturbato una serata tra amici io dovrei finire in carcere?
Non è giusto, come potete ben vedere.
Sarei come minimo “complice” di un reato, e come massimo “parte attiva” nella delegazione di aguzzini, ma è tutto da dimostrare, gli avvocati ci sono apposta, servono a depistare le indagini e a mettere in cattiva luce le “presunte vittime”.
E quindi, signore e signori, oltre al Codice di procedura penale per i reati commessi, dovremmo scriverne uno per i reati subiti, una sorta di codice di comportamento per le presunte vittime, che specifichino quali siano le misure cautelari da applicare e quali siano i consigli da dare alle vittime in attesa di giudizio.
Per esempio, pensarci diecimila volte prima di denunciare un branco di iene con la bava alla bocca, perché è tutto da dimostrare innanzitutto che erano iene e che c’era la presenza di ipersalivazione da tempesta ormonale, e insomma bisogna anche insegnare alle vittime dalla denuncia facile che prima devono farsi un bell’esame di coscienza sul proprio vestiario e sulle proprie frequentazioni, e poi, ma molto poi, capire se esistono i presupposti per l’atto di somma gravità: la denuncia.
Mica si denuncia così, per un niente.
Perciò, care vittime di violenza sessuale, fate attenzione a quello che dite o fate.
E siccome potreste reiterare il reato di denuncia, magari vi si potrebbe tenere a scopo (ops) cautelativo in carcere, nel braccio femminile, sezione “matte visionarie e anche un po’ mignotte che prima ci stanno e poi dicono che non gli piaceva e che è stata violenza”.
Il cartello col nome della sezione era troppo ingombrante, è un nome di sezione troppo lungo.
Mettiamole tra i detenuti comuni, ste vittime, e che non rompano più le scatole.
La Legge ha da fare cose ben più importanti.

domenica 29 gennaio 2012

TAGLI

Su.
Non fare quella faccia.
E’ che proprio non è il momento, non possiamo spendere per cose non necessarie alla nostra sopravvivenza, e tu a quanto sembra sei tra queste cose non necessarie.
Insomma non è mica colpa mia se tu sei finito nei “tagli” decisi dall’alto.
Ci sono milioni di persone che vivono anche senza di te, tranquillo, si fanno la loro vita ugualmente, o insomma vivono al meglio delle loro possibilità.
Sì, lo so che altri come me pagherebbero (e pagano) per poter avere per loro uno come te, mica metto in dubbio il tuo valore, ma per me che si accomodino pure, se se lo possono permettere, io sinceramente non ce la faccio, scusa.
Niente di personale, eh.
E scusa se continuiamo a dire che ci battiamo per il futuro tuo e di tutti quelli come te senza avere la minima intenzione di averti con noi, lo so che è un controsenso, ma insomma è un alibi sufficiente, a te che ti costa, fai finta di niente e non t’incazzare manco più, tanto non cambia niente.
Vabbè ho capito, siete una non-generazione, una mancata umanità, le vostre rivendicazioni sindacali le capisco, ma che volete da me, da noi, è già tanto che ci ospitano i vostri quasi nonni ..cioè no ...... insomma quelli che ci hanno assunti a tempo indeterminato, di questi tempi avere un posto fisso da figlio è già na gran fortuna.... che vi possiamo dire ... ci dispiace.

Vabbè, ciao.
Come si dice in questi casi “le faremo sapere”.

lunedì 16 gennaio 2012

RATINGER

Innanzitutto buon 2012, blog, giuro, non sto prendendo per il culo, è che questo è il primo post del 2012 e insomma gli auguri ci stanno tutti, anche se con ritardo.
Diciamo che sono in perfetto orario col capodanno cinese.
Già, la Cina.
Il più grande serbatoio di liquidità che solca i mari della finanza mondiale, un bestione che se fa naufragio sverserà una quantità terrificante di liquidi tossici, ma questo è molto di là da venire, per cui stiamo sul pezzo e sull’attualità.
E l’attualità sono i ratings (pronuncia in inglese: rètinz), il voto finale in pagella, sì insomma la valutazione che le società e i governi chiedono alle apposite agenzie, pagandole per questo servizio.
Quello che sta succedendo in questi giorni si può riassumere in questo dialogo:
-         dottore, quant’è?
-         Duecentoquaranta euro con ricevuta, altrimenti duecento, senza……
-         Vada per il senza…. Allora  dottore… come sto?
-         Lei non può andare avanti così. Deve fermarsi, staccare un po’, perché a mio parere lei in questo modo rischia seri danni.
-         Ma io ho il lavoro da seguire!!!! Ho un’azienda che senza di me va a picco!!!
-         Senta, mi ha chiesto il mio parere e io, dopo averla visitata, dico che lei avanti di sto passo non arriva a fine anno.
-         Lei ce l’ha con me, con la mia azienda, cos’è, è pagato dalla concorrenza? Vogliono che lasci ad ogni costo così poi loro me la comprano a due soldi, eh? Ma dica pure a chi la paga che io non mollo e vado Avanti per la mia strada!!!
-         Tralascio le sue offese perché comprendo che la notizia non le faccia piacere, ma io ribadisco il mio giudizio: lei non è messo bene. Faccia un po’ lei.

E’ legittimo e precauzionale pensare al complotto e alle diagnosi “prezzolate” ma, se si interpella un qualcuno che ha acquisito fama per la sua professionalità nei metodi di valutazione, poi non ci si deve lamentare del responso.
Standard & Poor’s è nel mirino per aver declassato pezzi importanti dell’Europa, nonché il famoso “fondo salva stati”. Improvvisamente l’attendibilità dei ratings espressi viene sminuita, messa in dubbio, delegittimata perché non fa il gioco della grande Europa.
Inoltre, secondo un blog americano, DAILY KOS:
 “Da verica effettuata alla Banca dati della Commissione elettorale federale dei contribuenti finanziari ai candidati politici... Harold W. McGraw III, Chairman, Presidente e CEO della casa madre di Standard & Poors, è un contributore di soldi a un sacco di repubblicani. I destinatari della generosità McGraw includono Mitt Romney, George W. Bush, il Comitato Nazionale Repubblicano del Congresso, il Comitato Nazionale Repubblicano del Senato, qualcosa chiamato Bush-Cheney di Vigilanza, e molti altri repubblicani.

Quindi dietro ci sarebbe la destra americana, e l’interesse a soffocare l’euro e a far respirare il dollaro. Potrebbe essere.

Se diamo un’occhiata a come nasce un rating, forse riusciamo a chiarirci meglio le idee.
I ratings sono emessi da agenzie accreditate - come Moody’s, Standard&Poor e Fitch IBCA - che, a seguito di una spontanea richiesta da parte del cliente, avviano un meticoloso processo di valutazione globale dello 'stato di salute' dell’impresa, volto ad emettere un oggettivo giudizio sintetico (come la nota tripla A) sulla sua capacità di onorare i debiti contratti.

A quel punto, l’agenzia si fa dare dal cliente tutti i dati e le informazioni che lo riguardano, e sulla base delle informazioni che acquisisce dal cliente (verificate mediante suoi canali riservati d’indagine) emette un giudizio sintetico, una valutazione.

L’agenzia unisce quindi le sue sorti: a) alla sincerità del cliente nel dargli tutte le informazioni sulla sua situazione b)all’attendibilità delle informazioni confidenziali e riservate che riesce a ottenere sull’andamento dei mercati.
Le agenzie di rating sono in sostanza i “guardiani dei mercati”, la loro funzione è fondamentale, ma lamentarsi dell’arbitro quando si è in difficoltà è uno sport piuttosto praticato, per cui i mercati pretendono di dettare a queste agenzie tempi e modi di comunicazione degli aggiornamenti di valutazione.

Contro S&P è frequente il riferimento a quando “cannò” completamente la valutazione delle obbligazioni Parmalat, episodio citato come esempio di rating “pilotato”, troppo ottimistico rispetto alle reali condizioni di quell’azienda.
Standard & Poor's nel luglio 2011 è stata condannata dal Tribunale di Milano a restituire a Parmalat i corrispettivi percepiti per il rating 'sbagliato' attribuito fino all'ultimo al gruppo alimentare.
S&P infatti aveva mantenuto il giudizio sul credito del gruppo al livello di 'investment grade',  in modo costante, dal novembre 2000 sino a poco prima del dissesto del 2003.
Un errore che ora l'agenzia è chiamata a pagare, rifondendo a Parmalat parcelle da complessivi 784.000 euro, nonchè le spese legali, ma non pagherà nessun risarcimento di 4 mld di euro, che il cliente Parmalat aveva chiesto.
La difesa di S&P?
“ …. ribadiamo che Parmalat ha ripetutamente fornito informazioni false e fuorvianti a Standard & Poor's durante l'intero periodo in cui S&P ha emesso il suo rating".
"Ribadiamo che Standard & Poor's - come molti altri analisti e autorità regolamentari che si sono occupati di Parmalat - è stata vittima di una frode massiccia e sistematica fino ad oggi evidenziata da condanne penali di diversi ex-dirigenti della società. Gli autori di questo inganno e non Standard & Poor's - conclude la nota - sono stati responsabili di eventuali perdite subite dagli investitori e Parmalat".
A chi dar ragione? A Callisto Tanzi o a S&P?
Mistero.
Fatto sta che le informazioni riservate e confidenziali che aveva diversa gente, per esempio anche un Beppe Grillo qualsiasi, S&P non le aveva considerate degne di attenzione, ininfluenti.
Errore o malafede? Mistero.
Il problema è che la vecchia Europa non ama essere sotto il fuoco di copertura del dollaro, e continua strenuamente a difendere la sua bandiera blu stellata dagli attacchi a stelle e strisce.
Petrolio quotato in euro? Uno sgarro troppo grosso per non essere lavato nella liquidità dei mercati, e gli americani, si sa, sono vendicativi.
Può anche essere.
O semplicemente non si vuol prendere atto del naufragio dell’euro, e allora è colpa dell’agenzia di rating, ovvio, giusto, che aggiorna il suo giudizio “proprio mentre i mercati sono ancora aperti”, orrore.
Ma l’arbitro di solito fischia quando vede il fallo, non aspetta che finisca l’azione.
Quindi?
Quindi rimangono dubbi sulle reali influenze che modificano l’obiettività delle agenzie di rating, ombre sulla capacità del luminare che siamo andati a consultare pagandolo profumatamente.
Ma non è stato lui a obbligarci ad andare a consultarlo.
Agenzie infallibili non ne esistono, a meno che non abbiano il dono dell’infallibilità, appunto, dono che è riservato solo ai pontefici.
Ecco.
Provate a immaginare il rating dello IOR.


“Sia lotato Cesù Kristo”